Regia di Joseph Losey vedi scheda film
Sarebbe riduttivo classificare questo film come un contributo di Losey alla causa ebraica o, semplicemente, definirlo un film “sugli ebrei”.
Losey stesso ne sarebbe rimasto molto deluso. Non è nemmeno, o almeno non solo, un film di “redenzione”, di un uomo cioè che agisce in modo malvagio, salvo, poi, pentirsi alla fine. Mr.Klein, in effetti, è un uomo senza scrupoli, acquista a prezzi irrisori opere d’arte di ebrei che, per racimolare qualcosa che permetta loro di vivere (Parigi è occupata e i nazisti impongono le loro leggi), sono costretti a disfarsi di tutto ciò che è di valore. Finirà poi, in una sorta di nemesi, per condividere il destino delle sue “vittime”. Ci stiamo avvicinando.
Il tema della redenzione è un importante tessuto connettivo che dà corpo a un tema oltremodo interessante e cioè un’appassionante ricerca di un “altro” se stesso. Mr.Klein chi è? Un mercante d’arte o un facoltoso uomo d’affari ebreo? Questo interrogativo, fino ad un certo punto solo accademico, è alla base di tutto. Sullo sfondo di una Parigi occupata e di un Paese sconfitto, si intrecciano le storie di due omonimi che si inseguono l’un l’altro. Uno cerca di dileguarsi dopo aver affibbiato la propria identità compromessa ad un altro se stesso (omonimo) che, a sua volta, si mette alla sua ricerca. Il motivo per cui Klein (Delon) va alla ricerca di Klein (Jean Bouise) non è solo una sorta di curiosità quasi morbosa, mentre la ragione per la quale il Klein ebreo cerca (e trova) il Klein non ebreo può non definirsi solo un astuto modo di fare perdere le proprie tracce, a spese dell’altro. E’ forse una sorta di punizione per essersi approfittato delle circostanze? Oppure un gioco perverso escogitato per mettere alla prova le reazioni dell’altro e mettere a nudo tutta la sua miseria morale? O, ancora, un modo come un altro per sparire e ricominciare altrove una nuova vita?
Per Klein (Delon),poi, la sua ricerca febbrile, ossessiva, malata, che altro è se non, appurato che si sta comportando come un vero “squalo”, il tentativo maldestro all’inizio, ma poi sempre più sincero, di rinunciare al se stesso malvagio e recuperare la parte migliore di se, e cioè l’altro Klein?
I dubbi su queste analisi vengono meno quando, Delon, ottenuti i documenti per l’espatrio e dei soldi guadagnati ”male”, sale sul treno che lo porta verso la libertà. Qui finisce un Klein e ne comincia un altro. Un altro che si avvicina sempre di più all’altro Klein e che, per un niente, non riesce mai a trovarselo di fronte. Quando lo ritroverà, i due Klein si uniscono nello stesso destino e finiscono per condividerlo in un vagone piombato che parte per un campo di sterminio.
La ricerca di un altro col nostro stesso nome potrebbe quindi vedersi come una ricerca di se stesso nel tentativo di dare un senso, un riscatto morale nei confronti di un’esistenza vissuta finora alle spalle e a spese degli altri. L’altro signor Klein (l’ebreo) è il polo positivo verso cui la nostra ricerca tende: è ebreo, è perseguitato, è innocente, è insomma tutto ciò che il Klein-Delon non è: quest’ultimo vive un’esistenza che, in un momento così drammatico e tragico per la Francia e per milioni di persone, definire egoistica è puro eufemismo. Non si è mai interessato agli altri, men che meno si interessa di politica. Lo scopo della sua vita è accumulare denaro. La sua avidità giunge al punto di approfittare delle condizioni di disagio di una comunità perseguitata per ricavarne benefici materiali a prezzi irrisori. Tenta di difendere questo suo comportamento, già all’inizio del film, di fronte all’ennesimo ebreo venuto a vendergli un quadro di famiglia. “Che posso fare?” dice, sicuro di trovare la sua comprensione. “Non acquisti”, risponde secco l’ebreo (che il film suggerisce essere proprio il Klein che si è impadronito della sua identità), rimproverandogli senza attenuanti la sua condotta. Uscito, Klein trova davanti alla porta la rivista Informations Juives (un periodico di informazioni della comunità ebraica francese). L’altro Klein, uscendo di scena, lascia a lui (Delon) il compito di affrontare le vicissitudini che l’essere (o semplicemente l’essere creduti tali) ebrei comporta.
Il tema del riscatto morale e quello della disperata ricerca della propria vera identità sono mirabilmente intrecciati e contribuiscono a proporre un film inquietante, pieno di dubbi, interrogativi e riflessioni sul significato e sul senso ultimo della nostra vita, acuito fino allo spasimo nel quadro di una delle tragedie più terribili della nostra storia recente.
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