Regia di Joseph Losey vedi scheda film
E' un film piuttosto silenzioso e pacato, ma nello stesso tempo drammatico e teso. La tensione cresce lentamente di pari passo con l'inquietudine, che provano il protagonista e lo spettatore assieme a lui. Il caso dell'omonimo che si serve di Mr. Klein per sottrarsi ai rastrellamenti degli ebrei è un mistero che diventa più fitto via via che il protagonista indaga su di lui e tenta di scovarlo. Il non capirci niente e la terribile invadenza della polizia lo gettano nell'angoscia, finché il desiderio di scoprire chi è il suo omonimo diventa una vera ossessione, per molti versi comprensibile. Almeno lo è fino a quando non compie il gesto estremo del finale, pur di sapere chi è quell'uomo.
Secondo me, solo Joseph Losey e Louis Malle sono riusciti a rappresentare con efficacia la Francia collaborazionista delle persecuzioni antiebraiche, riuscendo a ricreare un clima opprimente e angoscioso; solo loro, inoltre, hanno mostrato poliziotti così odiosi e sadici (ma in modo silente e subdolo). Losey mostra qui con efficacia la follia delle politiche antisemitiche francesi; riesce a farlo in modo non enfatico e spettacolare, ma molto incisivo nello stesso tempo. Infatti, i rastrellamenti e le vessazioni delle autorità rimangono ai margini dell'azione e dei dialoghi per quasi tutto il corso del film, e vengono rappresentati con tono dimesso. Che orrore, però. In questo riescono solo i grandi registi.
Accanto al protagonista, un bravo Alain Delon, troviamo la sempre dignitosa Jeanne Moreau e Michael Lonsdale, che interpreta il viscido "amico" del sig. Klein. Delon rende al meglio un aspetto che ha dato con efficacia a tanti suoi personaggi, probabilmente perché era molto autobiografico: cioè quello dell'uomo affascinante e seduttore, egoista e cinico, al quale le donne anelano, e si rodono di gelosia quando vengono scaricate poco dopo per un'altra.
Sicuramente un film da vedere.
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