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Mr. Klein

Regia di Joseph Losey vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Mr. Klein

di hallorann
8 stelle

Parigi 1942. Monsieur Robert Klein è un mercante d’arte che vive in un appartamento in cui il lusso domina. Alla sua donna impone di stare a letto e di attenderlo tra le lenzuola mentre sbriga un affare con un cliente ebreo. Nell’accompagnarlo alla porta trova un giornale semita per terra, non lo ha perso il cliente (che lo tiene in tasca) ma è indirizzato proprio a lui. Si reca nella redazione del giornale per comunicare che non intende riceverlo, ben presto scopre che esiste un suo omonimo di origine giudea. Egli infatti fa affari soprattutto con ebrei che hanno il fiato sul collo della polizia, a tale proposito si reca in una locale stazione per segnalare che lui non è quel Klein che forse stanno per cercare. La sua vita subisce un contraccolpo, da un lato si divide tra le solite serate con l’amico avvocato Pierre e la coniuge con cui sembra esserci una sottile intesa mascherata dal cinico sarcasmo di Robert, dall’altra comincia a seguire le tracce dell’altro Klein. Ne scopre il domicilio e la copertura della padrona di casa mentre avviene un controllo della polizia, egli con la scusa di voler prendere in affitto l’appartamento si introduce un paio di volte. Conosce l’amante di lui Florence, una nobildonna che vive in un castello con marito e corte di amici. La morsa della polizia si fa sempre più stretta sugli ebrei e anche Robert ne subisce la prepotenza e l’ottusità dei controlli, pur essendosi prodigato nella “regolarizzazione” tramite certificati d’origine. Il fido Pierre gli fornisce un passaporto per fuggire ma ormai l’amico, ossessionato dall’indagine e dalla curiosità personali, si fa inghiottire dalla Storia.

Franco Solinas concepisce una delle sue migliori sceneggiature destinata all’amico Gillo Pontecorvo, che noto "cacadubbi", declinò l’occasione che non si fece sfuggire invece l’eclettico Joseph Losey. MR.KLEIN è la storia  di un uomo che sfrutta la debolezza degli ebrei, perseguitati dalla polizia francese complice del nazismo, per fare affari sulla loro pelle, pare indifferente al loro dramma. La “caccia” all’altro R.Klein è una sorta di espiazione delle proprie colpe, una resa dei conti con la coscienza sporca e la ricerca di un’identità perduta. Robert, alla fine, durante il rastrellamento nel velodromo potrebbe salvarsi ma quando sente pronunciare il suo nome e lontano alzarsi un braccio viene preso da un raptus e sparisce in un treno blindato diretto in Germania. Sguardo originale e obliquo sull’olocausto in forma di Kammerspiel, un cinema che - nonostante i numerosi esterni - ha tutto l’aspetto di quello da camera concentrato com'è sulla vicenda privata e interiore di Klein. Le atmosfere sospese richiamano Kafka è stato detto, il décor ricorda anche il Melville de LE SAMOURAI e L’INVENZIONE DI MOREL di Emidio Greco. Losey però gli dà un tocco ancora più inquietante, da giallo astratto e impossibile. Il protagonista è interpretato da un magnifico e magnetico Alain Delon: asciutto, affascinante, gaudente, per niente ombroso a dispetto del tema, stupendamente vero dall’inizio alla fine.

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