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Seduzione mortale

Regia di Otto Preminger vedi scheda film

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La recensione su Seduzione mortale

di alan smithee
8 stelle

Col titolo generalista e poco accattivante che sostituisce, in Italia, l’originale più azzeccato “Angel face, Seduzione Mortale è un bellissimo noir psicologico di Otto Preminger che ci tuffa nel passato sfolgorante ed esclusivo della ricca borghesia statunitense, e ci presenta la figura tormentata della giovane ventenne Diana (Jean Simmons), ricca ereditiera per parte della matrigna, nobildonna dotata di uno spiccato senso per gli affari, sposata tempo addietro dal padre scrittore, da anni in crisi creativa.

La vicenda si apre con un presunto caso di suicidio che viene presto fatto passare per un incidente domestico: una fuga di gas tramortisce la ricca signora che viene salvata dall’intervento tempestivo di un solerte infermiere (Robert Mitchum). Costui ha modo di conoscere e rivedere la giovane figlia, di cui si invaghisce pur essendo fidanzato ed in odore di nozze.

Uomo scaltro pur se non indifferente al fascino femminile, l’uomo, che nel frattempo viene indotto dalla ragazza a divenire autista della famiglia e ad avviare un progetto per una autofficina per vetture sportive finanziato dalla ricca matrigna, si rende presto conto dell’instabilità della ragazza, ma non riesce a tenersi da parte rispetto al gioco morboso e pericoloso che la stessa sta progettando, e che renderà l’uomo il primo fra i sospettati quando, apparentemente in modo fortuito, l’auto guidata dalla donna con a bordo il marito, finisce nella scarpata di fronte alla villa dopo una banale manovra.

Inizierà un calvario tortuoso per la coppia “maledetta”, che darà vita ad un processo complicato e concitato ove uno scaltro legale escogiterà pure un matrimonio ad effetto per indurre la giuria a considerare la coppia come non colpevole di un diabolico complotto che invece pare assai più complesso di quello che appare.

Il film non rinuncia a tutti o quasi i cliché del genere, anche quello processuale, ma con razionalità e disinvoltura, sviscerando una storia che tutti sappiamo un pò già da metà film come andrà a finire; ma non importa, perché tutto appare ugualmente appassionante, ed il risultato complessivo vincente sia dal punto di vista della tensione, sia da quello della recitazione: ottimo Mitchum, vittima sacrificale che non rinuncia all’orgoglio di chi da subito aveva compreso, e sa mettersi da parte con una dignitosa rassegnazione; e valida pure Jean Simmons, in un ruolo di femme fatale che la annovera tra le dark ladies più convincenti e pericolose della storia del cinema.  

 

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