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Il corvo

Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film

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La recensione su Il corvo

di alan smithee
8 stelle

 

H-G. CLOUZOT

Ancora gesta tendenziose e criminali firmate da una mano sadica e malevola (come nell’esordio del brillante e scatenato “L’assassino abita al 21”), in grado di gettare scompiglio e riattizzare odi reciproci spesso appena riportati ad una pacificazione, scuote la realtà quotidiana della vita di un paesino francese dell’entroterra: alcune lettere, firmate da un sedicente e malizioso “il corvo”, seminano panico sbugiardando e rendendo pubbliche alcune vicissitudini intime e private allo scopo di creare disordine, imbarazzo, ed avere in pugno le vittime inermi di un ricatto che si rivela di sempre più vaste proporzioni.

La prima e più illustre vittima è uno stimato ginecologo di nome Rémy Germain, accusato di relazione clandestina con una donna sposata, e poi di essere abituale praticante clandestino di aborti.

Ma l’uomo nasconde un passato tragico che egli desidera dimenticare, motivo per cui ha scelto l’anonimato del piccolo borgo, per tentare ritrovare una serenità di vita in ogni modo assai lontana.

Le cose precipitano quando uno dei destinatari di quelle lettere infamanti, a cui il corvo comunica senza alcuna remora che lo stesso sta morendo per un male incurabile, si uccide dalla disperazione.

In fretta e furia verrà accusata una scontrosa infermiera, apparentemente piena di rancori, ma in seguito sarà proprio l’abile ed indulgente dottore a stanare l’efferato e malizioso corvo dalle sue azioni spregiudicate.

Girato tra mille difficoltà – sia commerciali che di carattere pratico, legate anche alla guerra in corso in quei problematici tremendi anni - Il Corvo entra nel vivo dell’ambiente pettegolo di paese per dare una sferzata ad un mondo pervaso da una facciata benpensante, che vive con la subdola regola del “predicare bene, e razzolare male”, e riesce a rendere molto bene i sotterfugi, i rancori, gli odi senza remore che vivono e si alimentano anche tra la apparente calma di un semplice borgo di paese.

Un film che richiese a Henri-George Clouzot e al suo collaboratore alla sceneggiatura Louis Chavance, uno sforzo di scrittura e riscrittura notevole, e che non gli impedì di incorrere nella rete funesta di una censura che rese il film visibile solo a conflitto ampiamente terminato, accusandolo, specie da parte del pensiero di sinistra, di fomentare un sentimento nazista di ostilità verso idee più progressiste.

Il regista fu addirittura allontanato dal sistema dell’industria cinematografica francese, tornando a dirigere solo diversi anni dopo il successo di Legittima difesa.

Ottimo, dignitoso ed elegante il protagonista Pierre Fresnay, già protagonista de L’assassino abita al 21, esordio molto attinente a questo suo secondo e ancor miglior film.   

 

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