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Il corvo

Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film

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La recensione su Il corvo

di Baliverna
9 stelle

Un diabolico personaggio semina il panico in una cittadina francese inviando a pioggia lettere anonime, che ricattano e spaventano moltissime persone.

L'avevo visto tanti anni fa, ma è uno di quei film che restano impressi.
La prima osservazione o sensazione che mi suscita è che esso rappresenta il male nella sua essenza più concreta, il male assoluto e senza limiti, disgustoso, che divora e distrugge tutto, e non si ferma fino a che non viene fermato. Un male che ha connotati quasi preternaturali e diabolici, tale è la sua cattiveria, anzi il suo sadismo. L'autore/-trice (non voglio anticipare nulla...) delle lettere anonime conosce i segreti e i peccati di tutti, e li usa per ricattare, far vergognare, e umiliare le pur non innocenti vittime. Quest'opera malefica non può passare in nessun modo per una salutare purga, o uno smascheramento dell'ipocrisia, dell'inganno e dell'autoinganno. No, è un'opera che non spinge al pentimento o al cambiamento di vita, ma mira solo a distruggere coloro che colpisce. Più in grande, il Corvo punta a seminare il panico, il sospetto, la paranoia in questo villaggio della provincia francese. La società ne viene sconquassata, e spinta verso l'isteria. La gente, forse senza rendersene conto, presta il fianco al delatore, dandogli spago, leggendo e rendendo pubbliche le lettere, tenendole in considerazione. Dopo i primi crediti concessi, l'epidemia di panico dilaga, ed è praticamente impossibile fermarla. Una volta udii una persona saggia dire: "Le lettere anonime vanno cestinate senza tenerle minimamente in considerazione". E aveva ragione.
Certo - si può obiettare - di marciume in quel piccolo paese non ce n'è poco; ribadisco però, che l'opera del Corvo non è di spazzare la piazza dai corrotti, diciamo pure con esaltazione fanatica, ma bensì quella di distruggere la comunità umana. Henri-Georges Clouzot, come sarà anche in altri film, è decisamente cattivo nel rappresentare i personaggi; nessuno è buono o innocente, persino la ragazzina con gli occhiali (quella è anzi proprio perfida) e la bambina che gioca nel cortile (che mente e nasconde la lettera nel vestitino). Se poi guardiamo agli adulti, si passa a ben peggiori malefatte. Forse il regista eccede in questo pessimismo pervasivo, ma qualcosa di vero nella provincia francese doveva esserci. Sono troppi i film che ne parlano, a cominciare da una pellicola non così diversa (secondo me), cioè "Fascicolo nero" (1955), troppo poco noto.
Le accuse di collaborazionismo con gli invasori nazisti dalle quali fu colpito il regista sono semplicemente ridicole. Anzi, il film è un duro atto d'accusa alla delazione, pratica sempre incoraggiata dalle potenze occupanti, e dalle patrie dittature. Si può anche aggiungere che il clima di sospetto, di diffidenza e di gelo dei rapporti umani che vi si respira sono verosimilmente quelli che regnavano in quei mesi bui nella povera Francia occupata.
Percorre in filigrana la pellicola il tema dell'aborto, sia per i classici casi di gravidanze non programmate, che per quelli più rari dei parti difficili e del pericolo per la vita della madre. Il medico protagonista è toccato da vicino da queste questioni, e odia i medici che mettono a rischio la vita della madre per il figlio. Tuttavia un commento che fa alla fine sembra ribaltare la questione. In generale mi sembra che il film non prenda posizione in merito, ma si limiti ad interrogarsi sulla questione senza trovare una soluzione.
Un altro tema toccato è quello della giustizia privata, nel senso di quella attuata di persona senza attendere il corso della legge. La madre, vestita a lutto che alla fine schiaccia la serpe che tanto male ha provocato, sembra quasi essere legittimata dalla situazione, ma anche qui un ombra di ambiguità (giustizia o vendetta? le è lecito?) si stende su di lei. In generale, mi pare che nessuno dei personaggi rimanga immacolato, compreso il medico protagonista.
Tecnicamente, il film è molto buono: teso e solido, non lascia spazio a smagliature o momenti di stanca. La narrazione è ben condotta, con una punta di acume verso la fine, quando il Corvo usa un paio di stratagemmi davvero diabolici per indirizzare i sospetti su altri, per allontanarli da sé e far linciare questi ultimi dalla folla inferocita.

PS: L'edizione in DVD è pregevole, curata dal caro vecchio Vieri Razzini. A volte dissento dalle su opinioni, ma le sue schede sono fatte con gran classe e chiarezza.

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