Regia di Henri-Georges Clouzot vedi scheda film
Meraviglioso, un capolavoro assoluto. Le immagini, i dialoghi echeggiano nella mente come onde di stupore; come si fa a non dargli cinque stelle, a non metterlo nei classici assoluti di tutti i tempi? E dire che gli valse uno dei riconoscimenti più ambiti per il cinema d'autore: la censura. Volutamente o meno non so ma l'ambiente descritto da Clouzot non è solo quello delle piccole provincie francesi del periodo bellico, è lo spaccato di qualsiasi agglomerato umano (lato sensu) piccolo a piacere. E' un paesino della mia Sicilia, è un tempo senza identità e collocazione, è la metafora perfetta della potenza della parola, del dubbio, del sospetto. Lo spettatore lo sperimenta in prima persona, fino all'ultimo non sa a chi credere. Alle parole del corvo che di fatto sono prive di ogni fondamento fattuale se non quello indotto dai colpi da maestro di Clouzot oppure al suo istinto che gli suggerisce di volta in volta colpevoli il cui volto muta, volubile come gli umori della massa di fronte al cospetto di chi sa comandarli. I dialoghi, mai banali, si sovrappongono alle immagini creando giochi d'ombre, insinuando dubbi per poi diradarli e reintrodurli. Maestria allo stato puro, sintetizzata nella scena più bella del film in cui il grafologo distingue il bene ed il male attraverso l'immagine banale della luce e l'oscurità e la non banale oscillazione di una lampada che suggerisce l'ineffabilità del giudizio umano e l'impossibilità di cogliere l'esatto margine che separa un giudizio corretto da uno sbagliato. Un giallo avvincente e mai scontato con una caratterizzazione psicologica dei personaggi assolutamente perfetta, una tempistica impeccabile, una trama che resta sempre, anche nel finale, sospesa sul filo dell'incertezza ed un occhiolino del regista che eppure aveva provato a dare la dritta giusta allo spettatore. Meraviglioso l'incipit dall'estetica stupenda ed il cui significato resterà da decifrare fino alla fine. Memorabile anche il dialogo iniziale tra il primario ed il contabile, da antologia. Superfluo dirlo: 10/10.
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