Benché le presentazioni siano state fatte nel prologo appena descritto, è con l'entrata in automobile successiva che lo spettatore ha il primo vero, folgorante approccio con il personaggio principale ( imparando a conoscerne vizi, tanti, e virtù, incredibilmente poche!), di cui la sequenza contiene tutti i tratti somatici: esso è incredibilmente stupido, è un ineffabile combinaguai , è un cialtrone e un infaticabile scansafatiche, ma sa uscire in modo fortuito vincitore da qualsiasi situazione od ostacolo gli si presenti davanti, risultando inoltre contagiosamente simpatico ( simpatico, intendo, per chi, come me, è seduto sulla poltrona di un cinema o di casa sua a godersi lo spettacolo , perché sono certo, anzi certissimo, che le malcapitate persone con cui ha a che fare nel corso della pellicola avrebbero una gran voglia di strangolarlo!) ! Nella sua elegante, soave e imperturbabile imbecillità, nel suo devastamento catastrofista, nel suo mettere a soqquadro la normalità quotidiana e nel suo essere totalmente fuori dal mondo (e quindi da ogni regola prestabilita) appare come una versione "parlante " del monsieur Hulot di Tati, come un ispettore Clouseau ante litterman o, se preferite, come un miscuglio tra la gestualità di Harpo Marx e la parlantina a mitraglia di Groucho! Un macchiettone incomparabile, a tratti tenero a tratti spregevole, ciarliero e vigliacco: una macchina da guerra dell' ilarità indistruttibile e impenetrabile! Ma torniamo alla sua "trionfale" entrata in scena: il nostro eroe giunge nel paese in cui deve ritirare l'eredità lasciatagli dal padre a bordo di una vettura scalcinata ( e fuori controllo), con indosso un abbigliamento sfarzosamente ridicolo e l'iniziale del proprio nome scritta sulla giacca ,creando scompiglio, imprevisti, contrattempi e gettando la cittadina nel caos più assoluto, schizzando ( involontariamente) di fango tutti i presenti, mettendo in serio pericolo le loro vite e non prendendosi nessuna responsabilità di quanto accaduto( tentando inoltre di comprare un avvocato per non passare guai , mentre allo sceriffo che lo raggiunge per valutare i danni si rivolge baldanzoso: " io sono innocente, e se lei è un uomo di giustizia sicuramentesi si lascerà corrompere", unica nota satirica, peraltro piuttosto amara e ancora oggi attuale, di un film altrimenti, come già spiegato ,di puro svago e intrattenimento).
Questa scenetta mostra fin da subito anche la cifra stilistica del geniale irregolare Frank Tashlin( qui al suo esordio dietro la macchina da presa),con cui la sregolatezza di hope si sposa a meraviglia: d'altronde il cineasta ben conosceva lo spirito e il modus operandi del comico statunitense, avendo lavorato per lui in più di un occasione come sceneggiatore, e qui riesce non solo ad assecondarne l'estro , ma aiuta addirittura l'interprete a perfezionarlo, donandogli una dose di surrealismo spinto che gli calza a pennello e portandolo a sfidare in alcuni momenti ( attraverso il mezzo cinematografico) le leggi della fisica ( facendo inoltre le prove generali per il suo operato successivo ), facendolo approdare a più riprese sui binari del fantastico.
Durante l' aggrovigliato susseguirsi di sketch che segue ( la trama, in fondo, è solo un pretesto per lasciare a ruota libera il suo estroverso mattatore) la vena stralunata ed eccentrica di Bob Hope raggiunge uno dei suoi vertici, andando a creare un film comico impetuoso , (straordinariamente) irrazionale, stravagante e fuori dagli schemi, svincolato da ogni logica narrativa, permeato da un atmosfera giocosa e da un aria di libertà creativa invidiabili , arricchito da una catena di invenzioni umoristiche non indegne dei già citati fratelli marx e da un fiume in piena di battute e situazioni cartoonesche che hanno fatto scuola( dove si vede il tocco del regista, proveniente dell'animazione targata Warner Bros, esperienza di cui si è servito in molteplici occasioni nel corso della sua carriera cinematografica, facendo diventare la buffoneria perfida,iperbolica e fantasiosa tipica delle strisce animate della nota casa di produzione sopra citata il proprio marchio di fabbrica: ne è un esempio la scena del drink nel saloon, dove il corpo di hope sembra assumere, magicamente, caratteristiche metafisiche) : la qualità si mantiene sempre alta senza l'ausilio di banalità o grossolanità( ovvero: si ride senza che la nostra intelligenza debba sentirsi offesa, e non è poco!), le sequenze mirabili sono numerose( bob hope costretto a dividere il letto con il celeberrimo cavallo Trigger che gli ruba di continuo le lenzuola non si dimentica; la corsa in macchina, con miraggi innevati e avvoltoi innamorati alloggiati sul cofano , è un susseguirsi di vicissitudini tragicomiche folgoranti non immemori del "muto"), il movimento è frenetico( praticamente una gag dietro l'altra sparate a una velocità pazzesca!).
Scattante, gagliarda, irrefrenabile, burlesca, piacevolmente infantile, questa pazza parodia del cinema western ( genere di cui compaiono, rivisitati per l'occasione,tutti i luoghi comuni) contiene ( in un apparentemente infinito susseguirsi di invenzioni) tutto ciò che può strappare una risata: comicità slapstyck ( Hope e Rogers legati con una fune ad una poltrona da parrucchiere sembrano usciti da una comica degli anni' 20!), giochi di parole( campo in cui Hope sguazza a larghe bracciate), capriole nell'assurdo ,numeri musicali demenziali ( su tutti quello cantato a tre voci nel saloon ), cattiverie da manuale ( la lettura del testamento è di un cinismo e di una spietatezza deliziosi!) e amabili immoralità( lo spettro di Peter Potter sr che si manifesta al figlio per dirgli quanto sia piacevole vivere all'inferno contornato da diavolesse seducenti : spunto squisitamente trasgressivo e politicamente scorretto che oggi, ahimé, non si permetterebbe più nessuno!) .E come se tutto ciò non bastasse, a impreziosire ulteriormente il valore della pellicola c'è una bravissima Jane russell che scherza sul suo status di sex simbol ( e sulla sua Interpretazione, all'epoca scandalosa, ne " Il mio corpo ti scalderà", in cui era diretta dall' arcinoto Howard Hughes) con verve e disinvoltura, stando al gioco e dando l'impressione di divertirsi come una matta, dimostrando così di essere un ottima compagna di viaggio per Hope e i suoi lazzi! Ma va ricordato anche Roy Rogers ( qui alla sua ultima apparizione cinematografica), uno degli attori- cowboy più amati degli anni '40 e '50 nonché proprietario del già menzionato cavallo Trigger (da lui reso il cavallo più famoso della storia del cinema, con cui ha collaborato e cavalcato in innumerevoli pellicole, anch'esse, purtroppo, scivolate nel bidone dell'indifferenza...ma questa, come direbbe il Moustache di Lou Jacobi, è un altra storia!)
Alla luce di quanto appena descritto si può tranquillamente enunciare che con questo film vengono sfatati due miti: quello che vede non commestibile il connubio tra western e umorismo( mescolanza rischiosa e assai complicata da gestire: il mondo dei pistoleri e dei pellerossa è uno dei più complessi da volgere in chiave farsesca, molti cineasti ci hanno provato, ma effettivamente i risultati soddisfacenti si contano sulla punta delle dita...Tashlin ha però dimostrato che, se si è abili professionisti, si può creare con i due generi un intruglio succulento e pieno di ginger! ) e quello che vuole i sequel meno riusciti del prototipo( in questo caso " Viso pallido ", diretto da Norman Z. McLeod qualche anno prima, fiacco e convenzionale nonostante annoveri tra gli artefici dello script lo stesso Tashlin e di cui questo " Il figlio di viso pallido" vale, anche per merito del cambio di regia, il doppio!)
L'improbabile lieto fine la spara grossa ( in linea con l'andamento della storia narrata), ma è il colpo d'ala ideale per concludere una carnevalata così prelibatamente idiota e senza senso da raggiungere il sublime. Nel suo genere un piccolo capolavoro (e se ne ricorderà Mel Brooks durante la lavorazione di " Mezzogiorno e mezzo di fuoco" !)
Voto: 7,5
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