Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Un film terribile, lacerante.
Se non è un capolavoro, poco ci manca, con questo film Rainer Werner Fassbinder è entrato nella rosa dei miei registi preferiti.
In scena abbiamo Martha, una donna trentenne, che dopo la morte del padre incontra un uomo affascinante.
Il suo nome è Helmut, in apparenza ha praticamente tutto per renderla felice, ma dentro di se ha un lato oscuro che uscirà dopo il matrimonio.
Appena Martha diventa sua moglie la rinchiude in casa, senza possibilità di poter uscire, ed è l'inizio di un incubo al quale la donna non uscirà più.
Cancellata ogni possibilità di esprimere se stessa, Helmut le impone tutto ciò che piace a lui, la musica, i libri, il cinema, tutto quello che piace a lei, è severamente vietato, ma c'è di peggio, Helmut è un sadico, e ha bisogno di rapporti sessuali violenti per stare bene, e le impone di tagliare i ponti con il mondo esterno, deve stare soltanto con lui.
Un matrimonio che è una prigione, fatta da un marito padrone incapace di rapportarsi in maniera serena con sua moglie, Fassbinder da autentico grande regista qual'è, fa una chiara analisi del matrimonio e della vita di coppia, inscenando la metafora dell'uomo che vuole dominare la donna, dove non c'è spazio per nessuno, nemmeno per un gattino per farle compagnia.
E' un rapporto esclusivo e assoluto, Helmut pretende di essere l'unica persona nella vita di Martha, e Martha è succube e vittima allo stesso modo, intrappolata in un inferno dove c'è soltanto dolore e sofferenza.
Questo non è amore, assolutamente.
Helmut è un dominatore, e Martha, è troppo mite per difendersi e capire che quello è un rapporto distruttivo, ma quanti rapporti ci sono così nella vita reale? Fassbinder mette in scena il primo esempio di dipendenza affettiva con un film pensato per la televisione, e uscito nel 1973, ma che colpisce per la sua sincerità di fondo.
Anche gli attori sono bravissimi, e Fassbinder si conferma un grandissimo regista.
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