Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Una presa di coscienza, la scoperta della propria natura o forse solo una trasformazione, per amore e debolezza. Martha è una donna fragile, remissiva, ancora imprigionata nel ruolo di figlia, un padre che le muore davanti agli occhi, una madre alcolizzata. Martha incontra un uomo, Helmut, esigente e controllato, lo sposa dopo poco tempo. Martha ha un’indole sottomessa, ma non ne è cosciente, deve essere plasmata, condotta per mano, educata. Helmut ha piena consapevolezza della sua indole dominante, delle sue pulsioni sadiche. Helmut inizia Martha ad un percorso di sottomissione verso di lui. Ma la donna non capisce, è spaventata. Martha non vuole vedere chi ha davanti e soprattutto non vuole vedere dentro di lei. Martha ha una pelle bianchissima, sensibile, delicata. Helmut la fa scottare sotto il sole, fa arrossare il suo corpo in modo che ogni minima carezza le provochi dolore. Helmut la possiede così, sul letto, facendola urlare. Helmut morde il suo collo, lascia i segni violacei delle sue labbra, marchia Martha con la sua violenza. Lei deve diventare un suo oggetto, deve essere posseduta. Niente lavoro, niente telefono, l’ultima proibizione: Martha non deve più uscire di casa. In questo isolamento la donna è attaccata da fantasmi e paure, il silenzio, la solitudine, l’astinenza dagli psicofarmaci che era abituata a prendere. Martha cerca di trasformarsi, ancora senza nessuna consapevolezza. Avanza per tentativi. Cambia pettinatura, si dedica alla cucina, legge i libri che Helmut le regala, ascolta i dischi che lui le consiglia. Martha attende il fine settimana per il ritorno del marito. Lui arriva, la fa salire in camera, la possiede. Con violenza. La ama. Attraverso il dolore.
Rapporti sadomasochistici e melodramma, gli spazi chiusi come scene teatrali, i colori sgargianti degli abiti, le lacrime e gli abbracci, la freddezza dei gesti e le esplosioni di passione, la danza della macchina da presa intorno ai corpi dei protagonisti durante il loro primo incontro, le inquadrature fisse a rinchiudere l’evoluzione del loro rapporto, i primi piani di Margit Cartensen, i suoi occhi, le sue labbra, la sua algida bellezza, vittima sublime, un’anima da plasmare ai propri voleri.
Allucinazioni e crisi di panico, un’ultima fuga, un incidente, un incubo che si trasforma in realtà. Rimodellata nelle mani di Helmut, ormai invalida per il resto della vita, adesso Martha è diventata finalmente sua. Reciproca dipendenza come base dell’unione tra uomo e donna. La sublimazione di un desiderio maschile e l’annullamento della volontà femminile. Mosaici psicologici sul punto di andare in frantumi o trovare la propria perfetta armonia. Un’atroce gabbia o una smisurata libertà.
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