Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Martha è stato girato dal grande Fassbinder per la televisione tedesca, ed è l'ennesima prova di come si possano fare capolavori anche in tale ambito, così povero da noi (almeno da diversi anni).
Fassbinder costruisce una macchina perfetta, indagatore crudele, cartesiano e provocatoriamente pessimista, oltre che sinistramente ironico nei momenti di maggior tensione, delle perversità insite (potenzialmente o meno) nel matrimonio. Martha si trova intrappolata sempre più in una dimensione angusta, talmente oppressiva e subdolamente inquietante da renderla folle (e che vagamente rimanda anche a Rosemary's Baby), resa dal regista con implacabile freddezza espositiva, in un melò-noir dal sapore del metallo dell'ascensore che si chiude davanti alla coppia che torna a casa dall'ospedale, in una inquadratura perfettamente frontale e geometrica, contraltare al movimento avvolgente e ingannatore della mdp che si avvita intorno ai corpi di Helmut e Martha al primo incontro a Roma, l'uno verso l'altra, ancora in un disegno geometrico asfissiante, segno ineluttabile del destino (nominato tra l'altro anche dal collega bibliotecario).
Il film si svolge verso una direzione precisa fin dall'inizio, in un piano regolatore che identifica il regista con Helmut: una struttura che ingabbia essa stessa quella di Helmut, a sua volta impegnato a dominare Martha e l'ambiente dove la segrega, in un gioco sempre più sadico, reso lucente, illuminato dalla fotografia di Michael Ballhaus come in un esperimento scientifico che paradossalmente svela le voragini psicologiche e di cui viene suggerito, nonostante tutto, un aspetto più tenero, una passione (seppur distorta), tramite la sacralità di Orlando di Lasso e soprattutto la nostalgia del Concerto per violino e orchestra n. 1 di Max Bruch. 10
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