Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
Martha fa parte di una famiglia fondamentalmente tarata. Forse è convinta di vivere in un melodramma, fin da prima di conoscere il futuro marito Helmut. Quando il padre è colpito da un infarto non riesce ad aiutarlo e lo lascia morire, né aiuta la madre quando questa viene colpita da un malore. Però accetta le imposizioni di un marito sadico, che impone in casa un’atmosfera di autoritarismo, ammantato di amore coniugale. Come dimostra la prima magistrale ( e celeberrima) scena nella quale Martha incontra Helmut, nel cortile dell’ambasciata tedesca a Roma, la donna è avviluppata in questa atmosfera di sottile e crudele sadismo. Lo stesso movimento rotatorio sottofonda la sequenza nella quale Helmut chiede, freddamente, a Martha di diventare sua moglie: sullo sfondo si notano in movimento, le giostre di un luna park. Il melodramma fassbinderiano, condotto con colori molto anni cinquanta (soprattutto i rossi e i verdi, che sembrano usciti da un vecchio film Ferraniacolor), si raffredda e si scalda a seconda degli umori di Helmut, mentre la mentalità borghesissima di Martha non le permette di prendere pienamente coscienza della sua condizione di schiavitù e di ribellarvisi una volta per tutte. “Martha” è uno dei quattro film che Fassbinder mandò nelle sale tra il febbraio e il giugno del 1974, e sicuramente uno di quelli degni di figurare in una sua ideale antologia sia per la sapienza drammaturgica che per la resa figurativa (ottimo il lavoro del direttore della fotografia Michael Ballhaus). Inoltre, per lucida crudeltà (nella proposizione degli aspetti sadomasochisti del matrimonio) e sapienza descrittiva delle psicologie, ricorda certe prove grottesche di Buñuel.
Si sottopone con impassibile bravura ad un vero e proprio tour de force psicologico - recitativo.
L'occhio che uccide i sentimenti...
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