Regia di Elio Petri vedi scheda film
Buone notizie si apre in un panorama in cui la società è in pieno disfacimento e decadenza. La sporcizia e i rifiuti che ricoprono la città sembra una naturale continuazione del finale di Todo Modo. Una società nevrotica, come il suo protagonista, circondato e influenzato dagli status symbol, incapace di comunicare con il mondo esterno, ossessionato dalla paura della morte (come il protagonista de I giorni contati) ed insicuro sul sesso. Il finale è piuttosto enigmatico, ma in quei bigliettini con scritto "Da non aprire" c'è forse la soluzione (già prospettata in Un tranquillo posto di campagna) dell'unico rifugio possibile ad una società che fagocita tutto e tutti: la follia.
Come in tutto il suo cinema, anche in questo suo ultimo film, sono disseminati intuizioni notevoli a dimostrazione della capacità di Petri di essere un osservatore acuto della società e della sua evoluzione. Non è un film di facile fruibilità, grottesco e sopra le righe come è nel suo stile, ma non è un film banale, riuscendo ad offrire qualche ottimo spunto di riflessione.
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