Regia di Elio Petri vedi scheda film
L'ultimo film di Petri non è il suo più riuscito, ma mi sembra sbagliato e ingiusto considerarlo, come fanno anche critici affermati, un'opera minore dell'autore di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto e Todo modo. Come quest'ultimo film aveva anticipato tragedie che di lì a poco avrebbero sconvolto il mondo politico e segnato profondamente il paese, anche Buone notizie è anticipatore di situazioni che non tarderanno a verificarsi: del resto, il compito - direi quasi la missione - dell'artista (e Petri era sicuramente un artista/polemista) è quello di suscitare un dibattito su argomenti che non ne sono ancora oggetto. Qui gli spunti di riflessione sono parecchi, ma emerge prepotente il tema della televisione e della sua pervasività nella società italiana (ma occidentale in senso lato): la televisione, attraverso gli schermi, è ovunque, quasi come nel romanzo di Orwell 1984. E quegli schermi annunciano quasi esclusivamente notizie tragiche e comunque negative: disgrazie, rivolte, scontri violenti, funerali. E, a pensarci bene, ancora oggi cos'altro non raccontano i notiziari se non cattive notizie (il titolo è un rovesciamento amaramente ironico), inframmezzate da qualche informazione di sport o di spettacoli? Il personaggio di Giannini, al di fuori di quando ha gli occhi fissi su quegli schermi televisivi, non sembra in grado di afferrare la realtà, né le donne (tanto meno la moglie, che gli riserva una sgradita sorpresa) né l'amico (che non ricorda neppure in quanto tale) né quanto gli accade intorno, come quando non si accorge delle grida di aiuto di una donna aggredita, mentre egli sta cercando di decifrare la scritta sulla busta e sui bigliettini inviatigli proprio da Gualtiero (Bonacelli). Potrebbe anche essere un messaggio senza senso, come appare tutta la realtà circostante, per metterlo alla prova, in una nuova versione del vaso di Pandora; ma quel DA NON APRIRE potrebbe anche essere un ennesimo riferimento alla televisione: del resto, dalle mie parti gli anziani dicono ancora "apri la televisione, chiudi la televisione", intendendo "accendi o spegni il televisore". Forse Petri, in quello che non doveva essere ma è stato il suo ultimo film, ci ha inviato un nuovo avviso, a futura memoria.
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