Regia di Elio Petri vedi scheda film
Peccato che Elio Petri se ne sia andato presto,e a soli cinquant'anni abbia chiuso la sua esperienza di vita:il cinema italiano ha perso un regista di talento,capace di vedere lontano e di saper infilare un sarcasmo netto nelle proprie opere,prendendo a sberle parti della società senza portare nessun deferente rispetto.E peccato che la sua carriera si sia conclusa dopo "Buone notizie",che non è un titolo riuscito,anche se l'apparato televisivo che Petri qui mette in burla,descrivendo la crisi personale e professionale,ma soprattutto di uomo e maschio di un dirigente Rai,ormai annegato in un cinismo di comodo che fa pari solo con le sue insicurezze virili,e non saprà cogliere una reale situazione di pericolo circa un amico,che pure gli ha segnalato certi allarmi,ma è stato scambiato puramente per paranoico e ossesso.Il film è un apologo a carica grottesca piuttosto definito,ma si perde in uno sproloquio continuo e senza gran trama,con un Giancarlo Giannini sopra le righe tutto il tempo (anche se,è vero,è il personaggio che comunque lo richiede),e difficoltà a far sogghignare lo spettatore,che difficilmente si trova non a disagio con questo lungometraggio.Meglio del protagonista Paolo Bonacelli,che fornisce una delle sue interpretazioni al sapor di surreale molto in tono con un personaggio stralunato e lamentoso,mentre le belle signore presenti,come Aurore Clèment,Angela Molina,Ombretta Colli,sbeffeggiano,possiedono,mortificano l'uomo di Potere insicuro del proprio ruolo,della propria carica sessuale,dei propri obiettivi.E alla fine,in un tripudio di carta straccia,in cui annaspa il personaggio principale,emerge l'amara considerazione di un cineasta di valore che aveva ben presente certi difetti della società italiana e occidentale,e sapeva riderne,o perlomeno non prenderla troppo sul serio,mordendo con vigore.Ma qua aveva fatto meglio negli intenti,che nello svolgimento.
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