Nella Venezia del XVI secolo, i sopravvissuti ad una devastante epidemia di peste, si preparano a riprendere una vita normale, a riprendere i commerci, ad organizzare nuove feste che dapprima caratterizzavano le abitudini della Laguna.
Il bel forestiero biondo e dinoccolato di nome Jules (Jason Connery), approda in città, venendo notato contemporaneamente da due donne ricche ed attraenti, entrambe desiderose di conoscerlo intimamente: la prima è Angela (Laura Antonelli), una matura ma ancor bella vedova, mentre la seconda è Valeria (Monica Guerritore), giovane sposa di un commerciante altolocato sempre fuori città.
Con l'aiuto e la complicità di un estroverso gondoliere (Claudio Amendola), e delle serve condiscendenti delle due donne, Jules riuscirà, con spirito di sacrificio e una motivata caparbietà, a soddisfare entrambe le donne, durante una notte concitata piena di trame amorose fitte e ben organizzate.
Liberamente tratto dalla omonima commedia scritta in dialetto veneziano da un autore rimasto anonimo del XXI secolo, La venexiana è uno degli ultimi lavori di un bravo e scrupoloso regista come fu Mauro Bolognini.
Impegnato qui in una storia ad alto contenuto erotico, che desta oggi un interesse insolito più che altro nelle premesse, quelle che vedono la città riprendersi dal periodo buio legato alla pestilenza - situazione che sinistramente non può che ricordare la nostra situazione attuale di cittadini del mondo alle prese con una ripartenza post-apocalisse da Covid-19, La venexiana appare come un film civettuolo e sin puerile o inconcludente, ove certe ingenuità, come quella di non doppiare Amendola, pur disinvolto nella sua inflessione che non tradisce la consueta romanità di radici, pretendendo di renderlo un credibile gondoliero veneziano, appaiono davvero come delle ingenuità francamente evitabili.
Il protagonista, quel Connery figlio di Sean dalla capigliatura simile ad un cocker, possiede un certo appeal fisico, ma non proprio le doti ideali per rivelarsi un attore carismatico in grado di reggere il ruolo da protagonista.
Le due madame insaziabili, interpretate dalle comunque seducenti bellissime Antonelli/Guerritore, si limitano, nel contesto dei rispettivi ruoli un po' piatti e poco sfaccettati, a restare delle gatte morte insinuanti e vogliose.
Insomma il film appare pregevole nella ricostruzione minuziosa degli ambenti, ma un po' troppo patinato, oltre che esitante ed inerte per quanto attiene alla storia, meccanica e senza quel nerbo che le premesse avrebbero fatto intendere parte integrante dell'opera.
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