Regia di Raoul Walsh vedi scheda film
Una vecchia e le sue quattro nuore, che lei comanda a bacchetta, presidiano da due anni una fattoria isolata in attesa che dal Dakota torni l’unico dei loro quattro figli/mariti sopravvissuto a una rapina e recuperi il bottino di centomila dollari nascosto da qualche parte. In questa situazione arriva un avventuriero a risvegliare la femminilità e soprattutto l’avidità delle presunte vedove. Curioso western, con una trama gialla, venature da commedia e un sottofondo tragico: a un certo punto Jo Van Fleet, irrigiditasi in una missione di cui si è ormai perso il senso, deve riconoscere il proprio fallimento di madre che ha allevato una serie di figli delinquenti. Comunque lo spazio maggiore va ovviamente a Clark Gable, sornione e ammiccante come al solito, che fa il gallo in un pollaio incustodito. E nel beffardo e liberatorio finale, dopo innumerevoli doppi giochi e tentativi di fregarsi a vicenda, lui ed Eleanor Parker lasciano la fattoria (gesto che equivale a spezzare l’incantesimo che li teneva prigionieri) e riescono incredibilmente a rifarsi una verginità: anche loro contribuiranno a costruire l’America, perché “non c’è gusto a vincere per vincere, quando si è soli” e perché, come ci hanno insegnato i classici (Ombre rosse, Lo sperone nudo, ecc.), se si decide di ripartire da zero non importa ciò che si è fatto in precedenza.
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