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Un Re per quattro Regine

Regia di Raoul Walsh vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un Re per quattro Regine

di laulilla
8 stelle

Dal romanzo di Margaret Fitts, il film fu l’unico progetto della compagnia di produzione fondata dallo stesso Clark Gable che – dopo il successo di “Gli implacabili (1955)”, diretto, come questo, da Raoul Walsh – aveva voluto liberarsi dai sistemi produttivi hollywoodiani.

 

Il film di 86 minuti in Technicolor racconta che in Texas, verso il 1870, i 4 fratelli McDade dopo una rapina si erano rifugiati in un magazzino vicino alla loro casa e purtroppo anche vicino a un deposito di polvere da sparo. Travolti dall’esplosione, solo tre di loro, a brandelli, furono trovati, ma non venne mai ritrovato il bottino in oro di centomila dollari.

 Mentre lo sceriffo locale si attivava per le ricerche dell’ultimo fratello fuggito col malloppo, poco lontano, custodiva con feroce determinazione e nella massima segretezza l’oro del bottino la capo-famiglia Ma McDade (Jo Van Fleet), ovvero la madre dei quattro rapinatori. Vivevano con lei nella cascina solitaria di Wagon Mound quattro belle donne, le vedovelle in attesa del ritorno del McDade scomparso: l’anziana matriarca le aveva volute presso di sé. 

Fu così che Dan Kehoe (Clark Gable), fascinoso avventuriero in cerca di denaro, dopo il battesimo di fuoco, ricevuto, senza complimenti dall’inflessibile Ma, conobbe la bella e astuta Sabina (Eleanor Parker), la casta Oralie (Sarah Shane) – che curarono la sua ferita – nonché la sensuale Ruby (Jean Willes) e la teatrale Birdie (Barbara Nichols), che – da troppo tempo senza marito, senza sesso e senza soldi – cercarono di sedurlo.

 

 Film attraversato da molteplici suggestioni: un po’ western, un po’ giallo, ma soprattutto costruito attorno all’intelligenza ironica e sensuale di Clark Gable, l’uomo giusto per Sabina, che dopo aver cercato di fuggire da sola con il ricco bottino di oro e di dollari, lo attenderà perché non ha senso vincere da soli, ma ha senso tentare, dopo tanti inganni reciproci, di ripartire da capo, lontano da quella maledetta fattoria.

Finale canzonatorio e irridente e un tantino canagliesco, che fa perdonare la non sempre perfetta sceneggiatura di Richard Alan Simmons e dell’autrice del romanzo ispiratore, Margaret Fitts.

Le belle musiche di vari autori, coordinate da Alex North, sono fra le cose migliori del film.

_________

 

ogni tanto su RaiPlay



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