Regia di Daniele Gaglianone vedi scheda film
Luca Rastello racconta il suo viaggio da Lisbona a Kiev, lungo il progettato Corridoio 5, per scoprire cosa significhi trasportare merce attraverso la dorsale ferroviaria ovest-est che dovrebbe attraversare l'europa meridionale nei prossimi anni. Il giornalista parte con della merce simbolica, un pacco di caffè, e va a scoprire i luoghi dove (forse) passerà la grande opera, capisce a che punto sono il progetto e la costruzione, analizza cosa ne pensano le persone che si occupano di trasporti ferroviari. L'affetto per la poliedrica Val Susa e il movimento noTAV fanno da cornice ad un'analisi documentata e appassionata.
Noi spettatori lo seguiamo in questo viaggio, senza mai uscire dalla sua stanza. Luca Rastello parla davanti ad una finestra, sullo sfondo la facciata di una chiesa Torinese appare di sghembo. La cinepresa mantiene per un'ora un'inquadratura fissa, il regista decide cancellare tutto ciò che non sia la narrazione del giornalista, elimina persino le domande, quasi ogni movimento di macchina è tagliato, e la nudità tecnica fa posto alla narrazione. Un'ora vola ma non ci catturano l'abilità oratoria nè la ricchezza della argomentazioni: lo spettatore è assogettato alla passione con cui Luca Rastello narra il suo viaggio, alla sua capacità di guardare gli avvenimenti con una prospettiva diagonale al potere stabilito, unito ad una documentazione vasta e impeccabile.
Luca Rastello appare con il viso già segnato dalla malattia e mentre le ragioni a favore del trasporto merci ad alta velocità si decompongono davanti alla sua analisi, l'argomento stesso passa in secondo piano e appare la vera intenzione del regista, cioè di raccontare una persona appassionata e fiera. Per chi vuol saperne di più consiglio la lettura di un articolo di Goffredo Fofi su Internazionale del 2015: "La voce libera di Luca Rastello".
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