Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Siamo così diversi? Si lo siete!
La prima cosa che va sottolineata parlando di "Dead Ringers" è la prova gigantesca di Jeremy Irons, chiunque si intende di cinema rimane esterrefatto da come sembra veramente di osservare due attori gemelli anche perchè Elliot e Beverly Mantle sono caratterialmente opposti per quanto sicuro di se appare il primo e fragile il secondo ma Cronenberg ci riserva anche un colpo di scena quasi impercettibile scambiando la loro indole caratteriale nel momento più instabile del film, quando la droga e lo squilibrio hanno preso il sopravvento sul protagonista alla seconda che continua a sfoderare ciak impressionanti a livello espressivo ad esempio quando compare in canottiera disquisendo sulla ricerca pura mentre strabuffa gli occhi come le palline del flipper ed è un fremito corporale totale, livello di difficoltà 100 perchè il rischio di scucire la risata è altissimo ma Irons non perde il controllo nemmeno per un istante e suscita nel suo spettatore quello che vuole: pena, compassione, repulsione, inquietudine.
"Inseparabili" gode quindi della prova inseparabile di Irons da questo film per il quale non riesco ad immaginare nessun altro al suo posto con cui Cronenberg potesse raccontare la morbosa storia, in parte tratta da un episodio di cronaca vero, dei due gemelli ginecologi che incappano in una femme fatal anticonvenzionale incapace di procreare che destabilizza il loro equilibrio portandoli allo sfascio psichico e professionale.
Lo scavo psicologico della prima parte cede il passo alla follia degenerativa della seconda in un crescente delirio dei o se preferite del protagonista che aveva bisogno comunque di contrapporsi ad una attrice caratterialmente forte che nascondesse però una certa fragilità insita nel personaggio e Geneviève Bujol è a mio avviso una scelta azzeccatissima che mostra le due facce della sua personalità con la stessa disinvoltura con la quale Irons passa dal carattere di un gemello all'altro fino a confonderli in un unico corpo alla fine della storia.
Questa volta Cronenberg è meno extra e più terrestre nelle riprese dovendo raccontare un horror moderno ambientato ai giorni nostri per il quale ha gestito in maniera sontuosa le inqudrature con Irons e Irons senza rinunciare all'oggettistica inquietante che ha da sempre caratterizzato il suo cinema, gli attrezzi ginecologici da camera di tortura medievale ideati dai Mantle sono un pò il simbolo del film e delle loro menti distorte.
L'unica pecca è per me un finale in calando ma indiscutibilmente obbligatorio per non tradire la dimensione da thriller psicologico del film che non poteva finire in fiotti di sangue o mostri alati.
La classe dell'uomo al servizio dell'attore alle prese con un doppio ruolo che solo lui poteva ricoprire, e che prova.
Secondo me la performance di Irons è una delle più grandi di tutti i tempi: confrontate con attenzione le sue espressioni opposte nell'incontro con Claire al ristorante quando finalmente scopre la verità: in pratica un attore che ghigna e piange contemporaneamente.
L'oscar per "Il Mistero Von Bulow" è per me il risarcimento a questa imperdonabile mancanza.
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