Regia di Mario Gariazzo vedi scheda film
Trash allo stato puro, ma questa volta del tutto involontario. Perchè Gariazzo, quando girava lo sconclusionato spaghetti western Acquasanta Joe (1971) oppure Ossessa (anch'esso del 1974), modestissimo plagio dell'Esorcista, sapeva bene di non avere a disposizione i mezzi per raggiungere un minimo standard qualitativo. E fra girare un film alla buona e girarne uno con qualche pretesa, chiaramente tutto cambia: Il venditore di palloncini si presenta infatti come un melodrammone strappalacrime alla Mario Merola ante litteram, con una storia elaborata e un cast affatto male: seppure relegati in particine, compaiono Adolfo Celi, Gianni Agus, Maurizio Arena e perfino Lee J. Cobb (che a quei tempi fece anche qualche poliziesco all'italiana) e Cyril Cusack (proveniente da esperienze con Zeffirelli, Montaldo, Ashby e la Cavani). Ma la sostanza è davvero eccessiva: sia sul piano formale (carenze registiche evidenti) che su quello dei contenuti, smodatamente patetici, in una sceneggiatura scritta davvero senza freni. E questo colpisce perchè, al di là del soggetto firmato dal regista e da Armando Novelli, a sceneggiare questo Venditore di palloncini ci si sono messi due professionisti seri come Massimo Franciosa e Luisa Montagnana. Pazienza, sia chiaro: non è certo un'occasione sprecata, poichè a conti fatti era anche difficile immaginarsi un esito migliore per un'opera così sgraziata, disequilibrata, a tratti realmente risibile. Renato Cestiè, il piccolo protagonista, ebbe una carriera da enfant prodige recitando entro i quindici anni con - fra gli altri - Fulci, Castellani, Bava, De Caro, Lucidi e perfino i Taviani (San Michele aveva un gallo); poi pian piano le sue apparizioni sul grande schermo si diraderanno. Se proprio si vuole cavare una noticina positiva in questo film, vano apprezzate le musiche di Stelvio Cipriani. 2/10.
Il piccolo Giacomino, abbandonato dalla madre ballerina fuggita con l'amante, rimane solo con il padre alcolizzato e per campare manda avanti il teatrino delle marionette che il padre non è più in grado di gestire. Ma poi Giacomino si ammala gravemente. La madre ritorna pentita.
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