Regia di Leo McCarey vedi scheda film
Uscendo dalla sala, due anziani spettatori dicono che la seconda parte non regge. Hanno ragione. Non so perché, ma i film “istituzionali” di Leo McCarey, quelli del filone cattolico, che provengono da una sincera elaborazione religiosa del regista, mancano di ritmo, si dilatano inutilmente, ammiccano fino alla ruffianeria. L’edificante parabola del buon samaritano viene adattata all’american way of life attraverso uno dei corpi attoriali più emblematici del New Deal (Gary Cooper, sempre bravo e bello): un uomo malato di generosità ed altruismo, che aiuta tutti e presta soldi a chiunque, desta la preoccupazione della pratica ed affettuosa moglie (la bravissima Ann Sheridan) che mette in conto i problemi economici domestici. Vuoi per qualche passaggio improvviso (la scalata di Sam alla presidenza), vuoi per espedienti banali qua e là (la signora rompiscatole sul tram che è anche la moglie del meccanico scroccone), vuoi per le fisime di McCarey (i soliti bambini, le solite canzonette), il film funziona senza mai appassionare del tutto per una certa latitanza di ironia che manca nel filone religioso (ne Le campane di Santa Maria ci pensava involontariamente Ingrid Bergman, assurda ma splendida suora).
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