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La donna del lago

Regia di Luigi Bazzoni, Franco Rossellini vedi scheda film

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La recensione su La donna del lago

di orsotenerone
7 stelle

Il film “La Donna del Lago”, seppur annoverato tra i “dvd horror” è evidentemente un giallo dai colori forti e dalle atmosfere onirico-malinconiche ed entra di diritto nella sezione cinema visibile.

Un cast selezionato ad hoc, ci racconta di una idea di pellicola da proporre anche fuori dall’Italia, grazie al possibile traino di Virna Lisi ma anche di Valentina Cortese e Peter Baldwin (all’epoca marito della figlia di Vittorio De Sica: Emi). La voglia di creare qualcosa costruito ad arte ingaggiando professionisti come Leonida Barboni alla fotografia (sua la fotografia de “La Grande guerra”, “Il Ferroviere” e “Padri e Figli” tra gli altri); il trucco affidato a Giannetto De Rossi (È stato il truccatore anche di C’era una volta il west ad esempio).

 

A concludere il cast una serie di caratteristi come il grande Salvo Randone (I Fratelli Karamazov con Corrado Pani), Pia Lindstrom figlia di Ingrid Bergman, Philippe Leroy che più avanti diverrà famoso per essere Yanez De Gomera nello sceneggiato Sandokan e poi Jean Rougeul che ricordiamo come il vescovo che aveva mandato Don Camillo in America nel film “Il compagno Don Camillo”.

 

Piccoli pensieri sul film

La quiete del lago disegnata dalla descrizione lenta e scandita del protagonista, con la sua voce fuori campo. Un corridoio dalle mille porte come le domande del giornalista Bernard (Peter Baldwin) e poi una luce immensa e Tilde (Vina Lisi) che gli appare in sogno in tutta la sua bellezza.

E’ cosi che inizia questo film tratto da un racconto di Giovanni Comisso il quale aveva tratto spunto da eventi di cronaca nera avvenuti realmente ad Alleghe in provincia di Belluno negli anni 30.

Un film che gioca più sulle immagini che sui dialoghi: il fotografo che fa vedere un negativo e non una fotografia (scelta più ovvia) di Tilde, come ad indicare un mondo che Bernard non conosce e non riesce a vedere bene.

Il padre di Tilde che mentre parla nella sua casa diroccata, con gli occhi dice esattamente il contrario.

Ma anche Adriana, durante il pranzo parla solo con lo sguardo, cercando di far capire al protagonista la sua ansia. Ma Pia Lindstrom non dirà nemmeno una parola in tutto il film, ma sarà la chiave di volta della storia.

 

Quella finestra che più volte diventa il punto di osservazione di Bernard, ma è anche un vetro che lo separa dalla realtà.

E ancora una volta un lungo corridoio percorso avanti e indietro più volte e da persone diverse: la difficoltà di comunicazione tra i vari protagonisti.

E gli specchi, per tutta la durata del film, si trovano in quasi tutte le scene, in quasi tutte le stanze e riflette un mondo falso, una realtà che ogni personaggio vuole vedere o cerca di vedere.

Conclusioni sul film “La donna del lago”

Per capire questa pellicola, bisogna immedesimarsi nel protagonista e con lui ripercorrere tutta la vicenda, ora dopo ora, giorno dopo giorno.

La confusione che genera in certi punti è quella della sua mente che però è anche la nostra, in un tutt’uno di immagini e luci.

L’odio, l’amore, la speranza, la sofferenza verso un epilogo che non si vuole trovare.

Il regista che tiene la macchina da presa ferma, come a proporre allo spettatore di seguire il protagonista passo a passo: e sembra dire “Tu segui Bernard, ma non preoccuparti io ti sono vicino”

Il repentino finale, veloce come uno scatto d’ira, come l’ultimo respiro di una vita, ci riporta anche ai vorticosi giri del motore di quell’automobile che si allontana nel viale della vita mentre la gente guarda il lago, ma non puoi distinguere di che si tratta esattamente nel negativo di quella fotografia.

Un urlo straziante nella quiete delle acque del lago.

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