Regia di William Friedkin vedi scheda film
L’esorcista, per Friedkin, fu l’unico, enorme, successo commerciale della sua carriera ma non certo l’unico capolavoro. Sorcerer è uno di questi: un disastro al botteghino, ma che film! Uno dei più grandi degli anni 70.
Il regista continua il suo percorso di possessione iniziato 4 anni prima col già citato L’esorcista buttando quattro poco di buono in un luogo non identificato della terra (sarà l’Inferno?) trasportati dal Sorcerer (stregone), tra pioggia, umidità, ponti devastati, politica, cinema e riflessione. Straordinario calvario filmico come solo un tempo si osava fare (pensate a Coppola con Apocalipse Now o Aguirre furore di Dio di Herzog), senza speranza, dove per l’uomo non c’è perdono né pace. Più che attori volti! Volti come non ce ne sono più. Il tutto accompagnato dalle musiche epocali dei Tangerine Dream (Carpenter si ispirerà a loro per ciò avrebbe in seguito fatto nelle sue colonne sonore).
Clamorosamente ancora inedito, da noi, in home-video mentre all’estero possono vantare un’edizione in blu-ray (che esalta la splendida fotografia!). Capolavoro.
Concludo con una mia personale mancanza che ancora oggi mi spiazza e cercando nei libri, saggi, interviste, non ho mai letto niente a riguardo: alla fine del film, prima dell’invito a ballo, Friedkin fa una lenta zoommata sul volto di Roy Scheider,
che è la stessa, identica, precisa, zoommata fatta su Al Pacino che chiude Cruising. Ci siamo?
Ora, lì in Cruising, il messaggio è chiaro: l’ambiguità si spoglia per diventare certezza ma allo stesso tempo si “trasforma” aggiungendo domande e, ancora, a sua volta nuova ambiguità. In Sorcerer, invece, quel primo piano mi è illegibile, oscuro. Non riesco a decifrarlo!
E visto la decisione “fatale” che prenderà con quel ballo (minuti preziosi persi), quel “punto” diventa cruciale. Se qualcuno mi illunima sarò ben lieto...
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