Regia di William Friedkin vedi scheda film
Ufficialmente è un remake di Vite vendute (1953), del quale l’edizione italiana recupera il titolo originale (quello del film di Friedkin, tanto per complicare le cose, è ancora diverso). In realtà ne riprende solo lo scheletro narrativo: in un paese del Sudamerica quattro disperati, pronti a tutto pur di andarsene da lì, accettano di trasportare un carico di nitroglicerina per far saltare un pozzo di petrolio in fiamme. Ma le differenze sono molte, a cominciare dalla definizione dei protagonisti, alle cui vicende passate viene dedicata la prima mezz’ora (mentre Clouzot le lasciava nell’oscurità): un killer messicano, un terrorista palestinese, un bancarottiere francese e un rapinatore americano, con intelligente aggiornamento geopolitico. Certe sequenze vengono abbreviate, quasi dandone per scontata la conoscenza da parte dello spettatore (le manovre dei camion su un pontile pericolante); altre mancano del tutto (la gamba fracassata di Vanel); altre vengono modificate (c’è da far saltare non un masso ma un albero che ostruisce il passaggio); altre vengono aggiunte (l’incendio è dovuto non a un incidente ma a un attentato, e verso la fine entrano in scena i guerriglieri antiamericani). Anche il finale, in apparenza abbastanza fedele al modello, ne modifica lo spirito: l’unico sopravvissuto muore non per un beffardo scherzo del caso ma perché raggiunto dal proprio implacabile destino.
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