Regia di Tomás Gutiérrez Alea, Juan Carlos Tabío vedi scheda film
Cuba vive gli ultimi giorni di sovranità. Film come Fragola e cioccolato di Tomàs Gutiérrez Alea e Juan Carlos Tabio non fanno che confermarlo. Addio giovinezza rivoluzionaria, benvenuta maturità omosessuale. Quando i popoli vanno a picco, riscoprono la propensione per la via anale al piacere: succedeva nella Germania di Weimar, succede nella Cuba di oggi. La tolleranza è una grande dote, però se l'ostentazione della sessualità è molesta lo è anche quella dell'omosessualità. Pazienza facciamoci del male e prendiamo sul serio un film che, se fosse uscito in Francia o in un'altra isola, l'Inghilterra, passerebbe sotto silenzio. Uno studente comunista insidiato da un esteta borghese fra la decadenza di una città tropicale è argomento quasi viscontiano, forse perciò a Berlino Fragola e cioccolato ha preso l'Orso d'argento e il Premio speciale della giuria. Non che il prodotto sia indegno, ma di amori ambigui non se ne può più: a Cuba certo si andava in galera - in alcuni degli Stati Uniti ci si va ancora - ma per evitarlo bastava in una latrina, non palpare un poliziotto e coltivare in privato le proprie inclinazioni. Comunque dato che all'Avana c'è ancora Castro, l'esteta finirà esule e il giovane perderà la verginità con una donna. Hasta la vittoria siempre!
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