Regia di Gianni Franciolini vedi scheda film
Un ricco ed eccentrico marajà indiano, rompe senza volere un elefante pupazzo di una bambina. Per riparare il danno, gliene regala un altro. Vivo.
E' un piccolo film, ma dignitoso, che cresce in simpatia man mano che procede, aiutato da un De Sica che sta perfettamente al gioco. Comincia come una pellicola neorealista (non mancano i rimandi a Umberto D), ma via via si infiltra l'umorismo lieve, l'ironia, e la freschezza popolare della penna di Suso Cecchi d'Amico. La trama racconta eventi al limite del paradosso, ma lo fa con piglio realistico; non come se fosse cioè quasi una fiaba, ma qualche bizzarro evento veramente accaduto.
Non manca neanche la satira politica e sociale, sottile e in filigrana. Dalla bocca di De Sica, serissimo, escono battute come "Il ministero dovrà pur garantire agli insegnanti uno stipendio dignitoso, affinché possano meritatamente tenersi qualche animale esotico, come magari un piccolo elefante!". O il modo in cui riesce a sbolognare l'animale alle suore: "Vedo che dopo la guerra ci siamo rinchiusi tutti in un freddo egoismo; se voi mi dite di no, andrò alla sezione locale del partito comunista, loro hanno uno scantinato...". Molto riuscite ho trovato le gag dell'affittuario che viene tenuto all'oscuro di tutto, e poi crede che il trambusto nel palazzo sia provocato dal suo innocuo gattino.
Lo stuolo di vicini impiccioni e di bambini vivaci coloriscono questa strana vicenda, adatta a grandi e piccoli, che parte appena appena melensa ma poi ingrana bene, e ci lascia con un sorriso sulla bocca. Questa sì che è satira.
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