Regia di Luigi Comencini vedi scheda film
Un classico del cinema italiano ed una delle opere più note sia per Sordi che per Comencini, Tutti a casa è una sorta di continuazione della Grande guerra di Monicelli, uscito l'anno precedente: l'odissea del pavido soldato in tempo di guerra, disposto a tutto pur di sottrarsi al combattimento ed in cerca di un rifugio tranquillo ove attendere che si calmino le acque. E lo stesso ribaltamento morale del personaggio - che immediatamente cancella qualsiasi ipotetico dubbio di qualunquismo della pellicola - avviene nel finale: anche qui Sordi si scopre eroe suo malgrado, costretto dagli eventi a sfoderare un coraggio ed una dignità finora a lui stesso sconosciuti; si schiera con sicurezza dalla parte cui sente di appartenere e sfodera finalmente un carattere suo, una propria dimensione umana. Non che durante la storia del film Sordi/Innocenzi non abbia umanità: semplicemente si mostra più spesso meschino, sottomesso, arreso forse anche per stanchezza (e non solo fisica) di quanto dia ad intendere di possedere un istinto bellicoso ed addirittura eroico. Come per la Grande guerra tornano Age e Scarpelli a firmare la sceneggiatura, qui insieme a Comencini ed a Marcello Fondato; Reggiani è l'ottima spalla di Sordi e troviamo in due ruoli secondari Martin Balsam ed Eduardo De Filippo, azzeccatissimi entrambi; Tutti a casa è una mirabile sintesi fra neorealismo e commedia all'italiana. Altro dettaglio fondamentale dell'opera è l'abnegazione con cui Sordi si immedesima nei panni dell'ufficiale Innocenzi, rinunciando per una (rara) volta a risucchiare il personaggio in sè ed offrendo così una prova attoriale per lui insolitamente lontana da macchiette, tic, lazzi, ammiccamenti. 7,5/10.
8 settembre 1943, l'Italia firma l'armistizio. Un ufficiale attraversa la nazione dal nord al centro con alcuni soldati; presto rimane solo e si ritrova a dover affrontare i tedeschi, i fascisti, l'anarchia generale e la fame. Quando arriva a casa, il padre lo vorrebbe arruolare per convenienza fra i repubblichini; si rifiuta e, vedendo morire l'unico soldato che l'aveva accompagnato fin lì, va a combattere in prima linea con i partigiani.
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