Regia di Ninì Grassia vedi scheda film
Pasquale è un poveraccio che vuole sfondare nel mondo della musica. Ci prova con l'aiuto economico di alcuni camorristelli, ma gli va male: viene truffato da un falso talent scout e finisce pure in galera. Ma poi gli si ripresenta l'occasione d'oro, questa volta grazie a un vero boss della camorra: Pasquale assume il nome d'arte di Nino D'Angelo e diventa un cantante famoso.
"MA VAFFANCULO TU, I TUOI AMICI E IL TUO MONDO DIMMMMMERDA!". L'ingresso nel mondo del cinema da parte di Nino D'Angelo è contraddistinto da una delle scene più trash della storia del trash sul pianeta Terra, quella in cui l'adorabile caschetto biondo cambia improvvisamente pelle e diventa una belva sfanculatrice spietata nei confronti della 'malafemmina' che lo ha irretito e che voleva farlo cambiare, fargli dimenticare la sua innata rettitudine morale e il suo background fatto di miseria, moralità e onestà. Ninì Grassia è il principale artefice (leggasi colpevole) del successo di NDA sul grande schermo; il regista partenopeo, qui anche sceneggiatore insieme ad Angelo Fusco, parte dalla eponima canzone del biondo protagonista per costruire una storia di disgrazie, drammi, sfighe, tragedie e destini andati a male con lieto fine risolutore e lezione facile per tutti. Adattando gli standard di Alfonso Brescia per le sue sceneggiate in compagnia di Mario Merola, Grassia risolve gli errori dei suoi primi film - sostanzialmente vengono introdotti la componente musicale e un forte moralismo a oltranza - e contemporaneamente lancia una nuova star a livello nazionale: da qui in avanti per Nino D'Angelo sarà superlavoro, quantomeno sul grande schermo, dove interpreterà a suo modo (non è esattamente capace di 'recitare', va detto fra le righe) quindici film in meno di un decennio, per poi placare la sua furia cinematografica. Sonia Viviani e Lino Crispo sono gli unici nomi degni di nota presenti nel cast di questo Celebrità; il trionfo sarà talmente disumano che la coppia Grassia/D'Angelo si ricomporrà immediatamente per dare vita a L'Ave Maria (L'artista), secondo film dei quattro completamente identici che il duo sfornerà. Per concludere: se la scena (verso il finale) dell'aggressivo sfanculamento, immotivato - almeno in quel modo - e recitato caninamente, segna l'apice artistico della pellicola, vale comunque la pena gettarsi nella visione degli ultimi cinque minuti, in cui morte, lacrime e idiozia completa vanno a braccetto, lasciando allo spettatore attonito solamente una domanda: ma come è possibile essere di Napoli e apprezzare qualcosa del genere, cioè ritenere che questa sia l'immagine della napoletanità da diffondere nel Belpaese e, perchè no?, nel mondo? 1/10.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta