Regia di Peter Bogdanovich vedi scheda film
La crisi economica americana degli anni 30' in cui è ambientato il film, per Peter Bogdanovich è prima di tutto una crisi dei valori di solidarietà umana, che sono i primi a venir meno in situazioni nelle quali il sistema è in cortocircuito.
Bogdanovich è stato il primo regista degli Stati Uniti a provenire direttamente dalla critica, grazie al cui lavoro era un fine conoscitore del cinema classico Hollywood (attualmente credo il numero uno) e aveva molte amicizie sia tra i registi (tra cui Orson Welles a cui dava anche alloggio in casa sua, visto le sue difficoltà economiche) che tra i divi dello star stystem. Forte dei successi di pubblico e critica precedenti tra cui quel capolavoro assoluto L' Ultimo Spettacolo (1971) e di una poetica improntata ad una consapevole nostalgia verso un cinema classico spazzato via dalla New Hollywood di cui faceva parte; Bogdanovich con Paper Moon - Luna di Carta (1973) confeziona una commedia sociale dai toni amari e chiaramente ispirata nei toni ai film anni 30' e 40' di Frank Capra e a Furore (1940) di John Ford, il cui bianco e nero del direttore della fotografia Laslo Kovacs, ne riprende fedelmente l'atmosfera ed i toni, specie nelle strade deserte e polverose, preda di un vento secco ed asciutto che accentua la sensazione di desolazione, la quale altro non è che l'esternalizzazione dela morte di ogni valore umano .
Paper Moon è la storia di due spiantati; Moses Pray (Tatum O'Neal), un truffatore di professione che imbroglia la gente per fare soldi e la piccola orfana Addie Loggins (Tatum O'Neal, figlia dell'attore nella realtà), molto sveglia nonostante i 9 anni e che crede Moses essere suo padre.
I battibecchi in macchina tra i due valorizzati dai longtake del regista, risultano essere molto spassosi e divertenti, ma capaci nella loro intrinseca semplicità di elevarsi a piccole massime di pensiero. Addie è pro-Roosvelt, il quale nei discorsi di propaganda rivolti alla nazione invitava gli americani ad essere solidali tra loro, poiché unico modo possibile per uscire dalla Grande Depressione che oramai durava da anni; mentre Moses se ne frega altamente poiché, a differenza di Roosvelt che vive in una realtà tutta alienata grazie al mega stipendio e cibo servito su vassoi d'argento, lui come milioni di persone deve lottare quotidianamente con le unghie e con i denti per la sopravvivenza quotidiana.
La pellicola di questa commedia on the road, é aspra e cinica verso le istituzioni e le autorità (vedere la polizia oppressiva, corrotta e fascistoide), senza però mai diventare cupa, per via della splendida regia che valorizza una ricerca dei sentimenti nel rapporto tra Addie e Moses, con una sincerità ed un realismo sociale schietto che apre il cuore emozionale dello spettatore, senza mai fortunatamente abbandonarsi lungo la sua progressione alla retorica buonista che appestava i film di Frank Capra (ideologicamente datati), prendendo solo il necessario.
Bogdanovich con il suo cinema ricerca, nell'entroterra della provincia americana oramai allo sbando e desertificata, un rapporto onesto e spontaneo che rifugge da qualsiasi intento commerciale. Grazie a dei magnifici dialoghi che nella loro perfetta semplicità porteranno sempre più questa sorta di famiglia "disfunzionale" ad unirsi sempre più dopo un inizio fatto di reciproche diffidenze se non aperta ostilità (Addie vuole giustamente i 200 dollari che Moses le ha fregato e quest'ultimo ancora più bambino s'impunta in gare di testardagine con la bambina... se non sono veramente padre e figlia di sangue, lo realtà sembrerebbe dire il contrario).
Il tutto non può che concludersi nel magnifico quanto poetico finale; dove emerge chiaramente che anche con una macchina scassata rovinata e niente in tasca, i rapporti umani sono la nostra luna da raggiungere, in tempi di crisi economica che rendono invece un mero simulacro di cartapesta, destinato ad essere ucciso dall'individualismo dell'essere umano (il messaggio è ancora attuale, visto ad esempio lo scontro tra radical chic buonisti vs cinici imperante nella società).
Tatum O'Neal è autrice di una prova fenomenale dove riesce a portare il suo personaggio su vari livelli emozionali di asprezza e simpatia, conferendo un'aria matura al personaggio (che spasso quando fuma per calmare i nervi, grande Bogdanovich che se ne frega delle regole morali) anche se alla fine è pur sempre una bambina di 9 anni che vuole nei suoi confronti un sincero e profondo affetto; l'oscar è stato meritato anche se doveva concorrere come protagonista visto che é il personaggio con più screen time di tutti. Papà O'Neal è alla miglior interpretazione di tutta la sua carriera e mai così bravo. Bel successo di pubblico, qualche nomination agli Oscar, ma purtroppo fuori dai premi che contano poiché l'accademy gli preferì un'altra commedia sulle truffe molto più accomodante e rassicurante; La Stangata (1973) di George Roy Hill, che con tutto il bene (specie per Paul Newman), a confronto di questo piccolo ma enorme capolavoro, sfigurava e sfigura tutt'ora pesantemente nel confronto, ma sappiamo che agli americani piace livellarsi verso il basso.
Film aggiunto alla playlist dei capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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