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Paper Moon

Regia di Peter Bogdanovich vedi scheda film

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rocky85

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Paper Moon

di rocky85
8 stelle

“Sei mio padre?”

“Ma no che non sono tuo padre. Vorrei poterti dire che sono tuo padre, ma non lo sono.”

“L’hai conosciuta in un bar, però."

“Solo perché un uomo conosce una donna in un bar, non vuol dire che è tuo padre.”

“Allora se tu non sei mio padre, io voglio i miei 200 dollari. Quei soldi sono miei e li voglio!”

“Vuoi stare zitta…?”

“Voglio i miei 200 dollari!”

“Lascia prima che ti spieghi una cosa…”

“Se tu fossi mio padre, sarebbe diverso.”

“Non sono tuo padre, quindi toglitelo dalla testa.”

“Ma ti assomiglio...”

“Tu mi assomigli come mi somiglia quel wurstel!”

“Abbiamo la stessa mascella!”

“Come tanti altri…”

“E' possibile...”

“No, non è possibile!”

“Allora voglio i miei 200 dollari!”

 

1936. La Grande Depressione ha messo in ginocchio un’intera Nazione. Lo spiantato truffatore Moses (Ryan O’Neal), che va in giro per l'America vendendo bibbie a donne appena rimaste vedove, si reca al funerale di una sua ex fiamma. Qui gli appioppano la figlioletta della donna, la piccola Addie (Tatum O’Neal) di nove anni. Moses è intenzionato a spedirla dalla zia, ma la ragazzina è più sveglia del previsto, e reclama i 200 dollari che Moses ha appena estorto all'uomo responsabile della morte della madre. Moses si accorge presto che la piccola Addie, con il suo aspetto dolce e la parlantina svelta, è bravissima nell'impietosire le vittime delle sue truffe. Così i due continuano il viaggio insieme e, tra una disavventura e l'altra, imparano a volersi bene.

Paper Moon è stata per me una piacevolissima sorpresa. Quarta regia cinematografica di Peter Bogdanovich, che insieme ad Alvin Sargent adatta il romanzo Addie Pray di Joe David Brown. Dopo Bersagli, L’ultimo spettacolo e Ma papa ti manda sola?, Bogdanovich continua a rievocare nostalgicamente la Hollywood classica, stavolta quella dei vari Howard Hawks e John Ford. II suo è però l’omaggio sincero e affettuoso di chi ha amato visceralmente quel tipo di cinema, e si vede nell’affettuosa descrizione dei personaggi, nella rievocazione d’epoca, nell’ossequioso rispetto del magnifico bianco nero fotografato dal grande Laszlo Kovacs. Paper Moon racconta la storia del rapporto tra due sbandati che, attraverso varie vicende, si trasforma in una educazione alla vita per entrambi ("Voglio che tu mi prometta una cosa, che quando sarai grande non sarai il tipo di donna che va in giro ingannando gli uomini!") . E si immerge nel periodo storico parlando inevitabilmente di crisi economica: Addie generosamente vorrebbe aiutare le persone più povere perché "Frank D Roosevelt dice che dobbiamo aiutarci a vicenda”. “Non me ne importa di Frank D Roosevelt” risponde Moses. “Ma lui lo dice…!” insiste ostinatamente e orgogliosamente lei, chiudendo di fatto con le sue imposizioni tutti i simpatici battibecchi tra i due. Il loro rapporto comincia con una iniziale diffidenza, per trasformarsi in gelosia (quella di Addie nei confronti delle donnine che frequenta Moses) e diventa di dipendenza totale l’uno dall’altro. Non sapremo mai se i due sono davvero padre e figlia, ma forse poco importa. Ryan O’Neal probabilmente non è mai stato così bravo, ma la vera sorpresa è sua figlia Tatum, all’epoca undicenne (e fumava già!). Con il suo faccino furbetto, ora imbronciato ora sorridente, è perfetta ed adorabile ed è indiscutibilmente l'elemento trascinante dell'intera pellicola.

 

"Io ho deli scrupoli, sai... Lo sai cosa sono gli scrupoli?" 

"No non lo so. Ma se tu li hai, scommetto che appartengono a qualcun altro!" 

 

 

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