Regia di Joshua Logan vedi scheda film
Come spesso raccontato dal cinema,la provincia americana è un pentolone ben decorato,ma che può covare marciume o cose poco edificanti,sotto una cornice meccanicamente gaia,che un elemento sconosciuto può fare imbizzarrire,e lasciar emergere dal magma roseo il suo peggio:un "hobo",vagabondo a cavallo dei vagoni dei treni,ritorna dopo molti anni in un paese in cui è cresciuto,e basta la sua presenza a torso nudo per scompigliare,nei borghesissimi e ovattati Fifties,l'ordine precostituito di unioni matrimoniali programmate,una fasulla collettività che premia egoismi e ripetizioni croniche di un vissuto laccato,ma senza emozione.Bella prova alla regia per Joshua Logan,che portò sullo schermo un lavoro teatrale ambito e spigoloso,per l'epoca,che coraggiosamente e vestendosi da melò,in realtà agendo da critica avvelenata a certa impostazione ultraconservatrice,regala l'occasione per grandi performances a William Holden,duro,ribelle ma di fascino rude sulle signore,e più onesto di quanto venga pensato e detto sul suo personaggio,e a Kim Novak,bellissima,fragile e più limpida di quanto il panorama attorno a lei possa essere:numerose le ottime parti secondarie,dalla zitella senza ritegno,prigioniera della propria paura di rimanere sola e additata dai compaesani come caso umano Rosalind Russell,a Susan Strasberg,e Cliff Robertson,un'opera che può contare su attori validi e ruoli ben scritti.Che si permette di negarsi il lieto fine,ma tuttavia non chiude la porta ad una possibilità di cambiamento,di speranza su una seconda possibilità che ne decreta la serietà d'intenti.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta