Regia di Alberto Sordi vedi scheda film
Commedia nostalgica sui lustrini e le miserie dell'avanspettacolo nell'Italia devastata dalla guerra, si fregia della verve dei protagonisti Sordi e Vitti e di alcuni momenti (soprattutto musicali) ben riusciti, per poi annegare nel tedio a causa della carenza di ritmo e dell'eccessiva prolissità del Sordi regista.
Film sulle peripezie di una scalcagnata compagnia di avanspettacolo nell'Italia occupata e lacerata dalla seconda guerra mondiale, capeggiata dalla coppia sposata Mimmo Adami (Alberto Sordi) e Dea Dani (Monica Vitti), che non trova scritture se non per una improbabile tournée in Abruzzo ove infuriano i combattimenti. Lì vengono catturati dai nazifascisti e, scampata la fucilazione grazie alle concessioni sessuali di Dea, inviati a Venezia per esibirsi per i repubblichini di Salò. Un dirottamento notturno del battello li condurrà invece a Bari, dove saranno altrettanto disposti ad allietare coi loro frizzi le truppe americane, che gli affidano addirittura il prestigioso teatro Petruzzelli e affollano le loro rappresentazioni. Tuttavia la fine della guerra ed il ritorno alla normalità metteranno brusca fine alle loro illusioni, facendoli ri-precipitare nell'indigenza iniziale.
Commedia rimasta celebre anche per la canzonetta irriverente “Ma 'ndo hawaii se la banana non ce l'hai” composta dallo stesso Sordi, ha anche momenti amari, nel rappresentare l'opportunismo e voltagabbanismo di questi italiani disposti a porsi al servizio di qualunque vincitore, tedeschi o americani che siano, e nel mettere in scena con afflato nostalgico sia i lustrini che le miserie del mondo dell'avanspettacolo (compare in un breve cameo nel ruolo di se stessa anche la mitica Wanda Osiris, in quegli anni italianizzata in Vanda Osiri), con la miseria che prevale nel disilluso finale in cui i protagonisti, ridottisi a crogiolarsi nel ricordo della loro breve parentesi di successo, vengono spietatamente sfottuti dai colleghi.
Polvere di Stelle rimane però, come invero la maggior parte delle pellicole del Sordi regista che non fu mai al livello del Sordi attore, un film dalle notevoli ambizioni ma dall'esito tutto sommato modesto, che mostra oggi i segni del tempo e appare limitato da un eccessivo appello ad un gusto nazionalpopolare che gli impedisce di osare.
Non che non ci siano cose buone e momenti risusciti: ovviamente le brillanti performance attoriali e canore dei due protagonisti Sordi e Vitti, poi una bella fotografia e le scene da musical non sono niente male (oltre alla goliardica banana che ritorna in diversi spettacoli e persino sulla prua di una nave da guerra, anche L'amore è un treno).
Tuttavia, oltre alla ricostruzione storica del periodo non sempre perfetta (a volte ci si sente nei '70 più che nei '40), resta l'impressione che gli spunti offerti dal soggetto non siano stati sfruttati appieno, come un regista più dotato avrebbe saputo fare, e che nell'affrontare tematiche principali (l'opportunismo, il tradimento, il crollo delle illusioni) si resti tutto sommato in superficie.
Un difetto lampante è che il film, che supera le due ore, è troppo lungo anche perché ripetitivo (quante volte il protagonista deve ripetere enfaticamente la sua ammirazione e gratitudine per gli americani?!?!?); al Sordi regista manca evidentemente il senso del ritmo e quindi sbrodola, annullando la verve degli spunti brillanti con dosi prolungate di tedio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta