Regia di Alberto Sordi vedi scheda film
Un film lungo, mal riuscito nonostante i diversi aspetti apprezzabili. Non è all’altezza delle grandi ambizioni: tocca in modo superficiale, in un insieme noioso, nonostante il profluvio di paillette, tanti temi che sono di rilievo e avrebbero meritato ben altra resa. Che sono: la giusta polemica contro gli occupanti, che sono volgarotti e fanno i prepotenti; il mito fasullo dell’America “che fa felici tutti”; la bestialità fascista, ben incarnata dal federale porco; il servilismo degli italiani, pronti sempre a salire sul carro del vincitore, umiliandosi senza dignità, pur di sbarcare il lunario ed evitare problemi, secondo il trasformismo che purtroppo si adatta così bene all’individualismo italiano; il carattere effimero del successo, e la sua casualità; la difficoltà delle vita degli artisti nel mantenersi facendo il proprio lavoro, che è l’aspetto meglio riuscito, ed è commuovente; l’insoddisfazione sentimentale e le conseguenti corna dietro l’angolo.
Si può tranquillamente non vedere questo film, che è uno dei meno riusciti del Sordi regista (e questo lo dice chi non è solito criticare il Sordi regista, anzi, come pure di consueto si fa). La spettacolarità c’è, la fotografia è buona, tanti spunti sono ben iniziati ma poi si perdono prima del tempo. Di buono sicuramente c’è la consueta grandissima prova attoriale di Sordi e, ancora di più, Vitti, nei panni simpatici di una primadonna molto semplice. Fa riflettere in modo amaro anche sulla pochezza del pubblico, americano e italiano, che si accontentava di un livello culturale così basso. Un’opera comunque amara, sincera, che cerca di mettere in luce pecche italiane che effettivamente c’erano (e ci sono).
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