Regia di Jessica Sonneborn vedi scheda film
Horror femminile (ai testi e soprattutto in regia) che oscilla tra cinema d'impegno (una aperta critica alla prostituzione e ai suoi fruitori) e più banale sexploitation. Ben realizzato e con un paio di efficaci spauracchi provocati dagli effetti speciali.
1898. Davenport (Kane Hodder) è il ricco tenutario di un bordello molto praticato, al cui interno finiscono per lavorare Dalilah (Sarah Nicklin) e Alice (Kristina Page), due orfanelle vendute, per sanare i debiti, da un avido e spietato zio. A distanza di oltre un secolo le ricchezze di Daveport sono nelle mani del pronipote Joe (Juan Riedinger) il quale, dopo avere restaurato la vecchia "casa del piacere", ospita due amici (Michael e Adam) nella lussuosa abitazione. Le intenzioni sono quelle di dare corso a un party sfrenato, tra alcol, droga e sesso. Infatti Joe ha pagato tre prostitute, tra le quali anche Jennifer (Megan Hensley) costretta, causa necessità familiare, per la prima volta a fare "merce" del suo corpo.
L'attrice americana Jessica Sonneborn, con una lunga lista di horror a basso budget in curriculum, tenta il passaggio dietro la macchina da presa, realizzando una sua interessante sceneggiatura: The haunting of Alice D. Non è tanto l'ordinario armamentario tipico della "casa infestata" (qui un ex bordello per la verità) a colpire del film, quando le significative allusioni al decadente mondo della prostituzione femminile, che spesso ospita involontarie protagoniste. È proprio questa la causa che richiama, ad oltre cento anni di distanza, lo spettro di Alice nella casa: anche una delle attuali dispensatrici di piaceri proibiti, ovvero Jennifer, infatti -come la sfortunata Alice- si ritrova senza volerlo tra le mani di uomini/bestie, eccezion fatta per Michael, personaggio interpretato da Aaron Massey, all'oscuro della presenza al party delle peripatetiche.
La Sonneborn, avendo praticato molti set come attrice, conosce piuttosto bene il meccanismo della paura, e non risparmia -specialmente nell'ultima mezz'ora- una serie di indovinati jump-scares. Merito anche dei buoni effetti speciali e del doppiaggio (originale), in grado di rendere angoscianti le graduali manifestazioni, che cominciano con una porta che si apre, un'ombra e alcuni sussurri, per poi concludersi in apparizioni spettrali decisamente macabre. E poi, nonostante -e anzi in barba- il tema femminista che governa l'intero meccanismo narrativo, Jessica Sonneborn non rinuncia a mettere in scena ragazze discinte e pronte a tutto per una manciata di dollari. Corpi sensuali, balletti voluttuosi, labbra carnose, seni prorompenti e occhi infuocati, fanno da contorno a questa ghost story che ha comunque ottenuto un certo riconoscimento ai festival di settore.
Da segnalare il divertito cammeo di Kane Hodder, il primo (e unico per qualità) interprete di Jason Voorhees, anche qui ferocemente misogino e sadicamente accanito contro il gentil sesso: non a colpi di machete, ma costringendo le ragazze in un umiliante stato di schiavitù sessuale. The haunting of Alice D non è certo un capolavoro, è invece solo un discreto film girato (cosa rara purtroppo) da una donna. Resta sorprendente il fatto che non abbia avuto una distribuzione italiana, nemmeno in home video, soprattutto se confrontato con altre centinaia di titoli pseudo horror, che ci vengono invece proposti anche sul grande schermo.
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