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L'oro di Napoli

Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film

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La recensione su L'oro di Napoli

di alan smithee
8 stelle

locandina

L'oro di Napoli (1954): locandina

VENEZIA 81 - PREAPERTURA - VENEZIA CLASSICI/RESTAURI

Sei episodi ambientati e orgogliosamente influenzati dalla vivace aurea della grande città partenopea, suggellano la collaborazione tra lo scrittore Giuseppe Marotta e Vittorio De Sica, tutt'altro che napoletano (nacque a Sora, in provincia di Frosinone), ma profondamente legato alla città sotto il Vesuvio, al punto da assurgere al ruolo di cittadino adottivo.

Come tale sensibile a coglierne gli aspetti più caratteristici e a riproporli con una verve comica o talvolta tragicomica, senza mai scadere nella farsa.

Forte di una sceneggiatura a sei mani che vede la collaborazione di De Sica, Marotta, e la penna arguta di Cesare Zavattini, il regista de La ciociara e Ladri di biciclette dà vita ad un lungo film ad episodi, composto da sei irresistibili capitoli.

Il primo, con Totò protagonista, è intitolato Il guappo, e vede il grande comico subire le prepotenze di un boss del Rione Sanità che, rimasto vedovo, sceglie la casa del mite "pazzariello" don Saverio Petrillo, a capo della banda locale, per vivere servito, riverito dettando legge e pretendendo unicamente.

La forza per rivendicare la propria dignità di capo famiglia verrà trovata grazie ad una sbagliata diagnosi medica,salvo poi dover fare i conti col ritorno del prepotente.

Sophia Loren, Giacomo Furia

L'oro di Napoli (1954): Sophia Loren, Giacomo Furia

Totò

L'oro di Napoli (1954): Totò

Nel successivo rocambolesco "Pizza a credito", Sophia Loren è la bella promessa sposa di un celebre ed apprezzato pizzaiolo di strada.

Donna avvenente, desiderata da molti, amata clandestinamente dai più fortunati ed audaci, sottoposta a controlli del geloso e fisicamente inadeguato fidanzato.

Il giorno in cui l'uomo nota che la fidanzata non porta al dito il suo prezioso anello con smeraldo regalatole per il fidanzamento, alla donna non resta che inscenare la scusa che lo stesso sia finito nella pizza impastata ai clienti di quel giorno.

In realtà l'anello fu scordato dall'amante, che lo riporterà dicendo di averlo trovato nella pizza.

Scusa fragile, che farà comprendere al futuro marito la verità, ma metterà a tacere i pettegolezzi di quartiere nati quel giorno stesso.

In un ruolo notevole, Paolo Stoppa si guadagna meritatamente un Nastro D'argento come miglio attore.

Il terzo episodio, intitolato Il funeralino, è il più insolito e coraggioso, tanto da venir censurato all'epoca dell'uscita in sala perché considerato troppo deprimente e tragico.

 

Sophia Loren

L'oro di Napoli (1954): Sophia Loren

Vittorio De Sica

L'oro di Napoli (1954): Vittorio De Sica

La morte di un figlio viene celebrata dalla addolorata madre con l'orgoglio dolente di voler offrire al figlio l'ultimo ed unico momento di celebrità e considerazione.

Un episodio magnifico, straziante, ottimamente reso dalla interpretazione della bravissima quanto sconosciuta Teresa De Vita.

Nel quarto episodio, I giocatori, Vittorio De Sica vi appare come protagonista ironizzando sulla sua passione per il gioco, nota e documentata anche dalla famiglia. Il celebre attore e regista veste i panni, logori e "dismessi", del conte Prospero, divenuto tale dopo aver sposato una nobildonna tanto rigorosa quanto poco attraente che lo ha addirittura fatto interdire per evitare che l'uomo depili ogni sostanza familiare. Impossibilitato a trovare contante per frequentare bische e locali di scommesse, l'uomo si riduce a sfidare a scopa il figlioletto tosto dell'usciere che, rassegnato ma ubbidiente, lo bastonerà nuovamente.

La quinta storia mette in risalto la bravura e la bellezza di Silvana Mangano, premiata col Nastro d'argento per la migliore interprete, qui nei panni di Teresa, titolo dell'episodio.

Una prostituta si sposa e cambia vita, scelta dall'aitante e benestante Don Nicola (Erno Crisa).

Ma le intenzioni del neo marito sono ben differenti dalle apparenze, vittima com'è di un rimorso per un suicidio di cui si crede responsabile.

 

Erno Crisa

L'oro di Napoli (1954): Erno Crisa

Sophia Loren

L'oro di Napoli (1954): Sophia Loren

Uno tra i migliori episodi assieme al "funeralino". Il sesto ed ultimo racconto vede impegnato il grande Eduardo De Filippo nei panni di Don Ersilia Miccio, uomo che di professione dispensa consigli saggi.

Almeno fino al giorno in cui decide di punire un nobile cafone che lo ha offeso, organizzando contro di lui il miglio pernacchio (al maschile mi raccomando) mai concepito ed eseguito.

Al di là della gioia narrativa di ogni episodio, Napoli è la linfa, il nutrimento ed il giovamento di tutte le storie, entro cui i rioni cittadini, il Vesuvio maestoso in sottofondo e le strade che cingono il lungomare, fanno da scenografia eletta e privilegiata.

L'oro di Napoli è un gioiello che il restauro in 4k riporta al suo splendore originario, preservando un'opera mirabile che conferma le doti di un grande artista versatile e multisfaccettato come Vittorio De Sica.

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