Regia di Michael Hurst vedi scheda film
Si può vedere, senza giramenti di testa o dolori di stomaco.
Di film sui paradossi temporali si può dire che “il loro nome è Legione”. Di solito sono accomunati dal fatto che dopo un inizio comprensibile non si capisce più niente, il che più che la logica aristotelica aiuta la produzione, libera di schiaffarci dentro ogni assurdità immaginabile, ‘che tanto c’è il paradosso a preservarla dal vaffanculo automatico.
Paradox è un film a basso budget (hanno affittato il seminterrato di un centro di calcolo: fine delle spese), basato sul "principio della stanza chiusa" (chi è l'assassino tra noi?) che tenta a) di rendere plausibile la trama b) di mantenere una tensione costante. Ci riesce. La presenza in alcuni istanti di tre repliche del medesimo personaggio ha un senso che lo spettatore non fa fatica ad accettare e giustificare. Gli andirivieni entro il loop temporale di una sola ora d’orologio hanno un preciso significato, per cui si sa sempre chi è chi, senza confusioni.
Non si può quindi parlare di una pellicola che presenti novità concettuali, bensì di un lavoro “pulito” dove le fregature ai danni dello spirito critico di chi ha pagato il biglietto sono ridotte al minimo.
Nel complesso sufficienza piena, con menzione speciale per una Zoe Bell che fa valere la propria presenza oltre i limiti tarantiniani (The Hateful Eight, Kill Bill, Django Unchained, Grindhouse) e delle precedenti comparsate in Oblivion e persino Billy Elliott.
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