Regia di Simon Verhoeven vedi scheda film
Fantasmi affogati nelle solite alzate di volume improvvise senza senso.
Una ragazza accetta l’amicizia da una compagna molto particolare e solitaria, sarà l’inizio di un incubo.
L’idea è buona e anche il concetto di base sul quale si sviluppa è interessante. L’origine del male da una cosa tanto quotidiana (ed ormai quasi indispensabile) quale è il social network, una lenta discesa agli inferi attraverso la distanza della società che pian piano aumenta nei confronti della protagonista, una vita perfetta che viene distrutta per mezzo di una gentilezza di troppo nei confronti di una persona disturbata. Anche due o tre idee sono davvero buone, soprattutto perché poste davvero bene e nelle quali disgusto e violenza sono dosati alla perfezione.
Peccato che il film sia impossibile da godersi, la trama fatta di soprassalti è inesistente, capirei se il regista fosse stato un completo incapace senza idee, il vero problema è invece però che le atmosfere sono inquietanti e tesissime, per questo chiudere ogni scena horror alzando il volume e piazzandoci l’effetto è assurdo. Attraccarsi così alla solita moda dei jumpscare è come togliere l’anima al film, diventano scene fini a sé stesse e paradossalmente tutte identiche quindi senza un vero senso artistico, in poche parole il regista non ha voluto trasmettere niente.
Per carità, la botta improvvisa ci sta basta metterla quando serve, ne bastano due di scene così in un film se proprio si deve: una alla fine per dare il colpo di grazia allo spettatore e uno all’inizio o a metà per dare una smorzata alla trama; distribuito però così per tutto il film toglie tutto il gusto.
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