Regia di Joon-ho Bong vedi scheda film
Favola ecologista a base di maiale-elefante transgenico che dimostra un cuore ed un carattere tali da renderlo inimmaginabile come animale sacrificale, pietanza da macello per sfamare una umanità senza risorse. Dinamico, ironico, girato con la perizia che riconosciamo come dote strategica del gran cineasta di The Host.
7CANNES 70 - CONCORSO
La Terra si sa, è sovrappopolata e le risorse scarseggiano per tutti, sfavorendo i paesi poveri che non possono permettersi di produrle o, peggio ancora, di acquistarle altrove; costringendo all'indigenza e alla fame la relativa popolazione.
Per ovviare a questa piaga, una eccentrica donna d'affari spinge la propria equipe di tecnici a creare in laboratorio un animale ibrido simile ad un maiale, ma delle dimensioni di un elefante: una bestia tutta carne e polpa succulenta, da far riprodurre in larga scala per sfamare un mondo sempre più spoglio e depauperato. Una trentina di esemplari vengono sparsi per il mondo, affidati ad allevatori scelti in varie parti del globo per consentire alle bestie di crescere e svilupparsi singolarmente, per essere quindi radunate dopo dieci anni quando, in età adulta, può essere tentata la riproduzione in larga scala atta a sfamare il mondo. Non esattamente per il solo bene del pianeta, ma per lucrare altresì o soprattutto su quel prezioso business.
In esemplare femmina chiamata dai padroni Okja, la ritroviamo tra ameni ed incontaminati boschi coreani a vivere serena con la sia padroncina Miija, una specie di Heidi che la ama con tutta se stessa, perfettamente e serenamente ricambiata.
Al compimento del decimo anno i veri padroni di quel "Frankenstein-d'animale" tornano per riprendersi il gigante ed attuare i loro ambiziosi progetti. Ma non hanno fatto i conti con la determinazione che l'amore tra padrona e animale riesce a garantire, né col fatto che alla bimba si allea una squadra bizzarra di terroristi eco-ambientali dagli atteggiamenti pacifici, ma non per questo meno concretamente convinti a porre fine ad un abominio come gli allevamenti intensivi ed ogni altra forzatura, sfruttamento smodato dei cicli di produzione e riproduzione e alla stilata irresponsabile deviazione dei regolari cicli naturali.
Dal meraviglioso, sbalorditivo cineasta coreano specializzato in fantasy ed horror apocalirrico-adrenalinici, ovvero Bong Joon ho, ecco la sua insolita ma attesissima incursione nel mondo della favola a sfondo ecologico-pacifista.
E proprio la regia entusiasmante sa regalarci momenti davvero godibili e visivamente mozzafiato, garantiti da quel vero e proprio dio della ripresa che è il celebre maestro coreano.
Che guarda un po' a se stesso sia con The Host, ma svolta poco dopo la prima mezz'ora verso contesti ecologico-futuristici più in linea con l'ultimo acclamato Snowpiercer.
Ne esce fuori una favola su una variante bonaria, ma ugualmente appassionante e struggente, di King Kong mansueto ed affettuoso, tuttavia destinato dagli scaltri calcolatori geni dello sfruttamento e del business, a fare la fine del tacchino. E non solo per un giorno all'anno, ma in ogni evenienza e sulla più vasta scala mondiale, appannaggio di tutte le tavole di tutte le case del mondo.
Una favola bizzarra che sa riempirsi di personaggi emblematici ed eccentrici senza dimenticarsi di concentrarsi sulla tenacia di una bambina coraggiosa, e sulla contagiosa forza dell'amore che pure un animale creato in provetta, ma vissuto in un contesto di equilibrio e serenità, sa regalare in contropartita alla sua indomita e davvero poco arrendevole padrona.
Non il "Joon ho" dei tempi migliori, forse, ma comunque nei dintorni di un gran bel film ove le doti eccelse del grande cineasta - attorniato per l'occasione da un cast misto tra occidentale (Gyllenhall-Swinton-Dano scatenati e mobili come macchiette comiche - da citare su tutti pur non essendo nessino dei tre il benché minimo protagonista) e coreano di tutto rispetto - sono visibilmente presenti a garantirci due ore di favola che scorrono con la velocità di in thriller serio e concitato pur essendo tutt'altro; conservando livelli di ritmo a cui ormai il regista ci ha abituato a pretendere dal suo fino ad oggi sempre splendido e tecnicamente ammirevole lavoro di direzione e ripresa.
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