Regia di Frank Kramer (Gianfranco Parolini) vedi scheda film
Prendere un personaggio mitologico forzuto e costruirgli attorno una storia di vendetta contro un tiranno (o un generico 'cattivo'), con sottofondo sentimentale: la formula del peplum, dal punto di vista della scrittura, è nota ed elementare. Anche sotto il profilo estetico, dati gli scarsi mezzi a disposizione (si trattava di pellicole che venivano girate in tutta fretta per sfruttare scenografie, comparse e studi affittati per lavori 'di serie A'), non c'è molto da discutere; Parolini girò una manciata di lavori analoghi - questo è il primo della sua serie - e si inserì senza infamia e senza lode in un filone all'epoca modestamente redditizio, ma già esplicitamente, dichiaratamente alimentare e con ben poco da dire. Rimane quindi solo la nostalgia: oltre a quella per un cinema organizzato con semplicità e arte di arrangiarsi, ma vitale e funzionante, c'è quella per i personaggi che popolavano i set nostrani dei tempi. Qui nei panni del protagonista troviamo il robustissimo Brad Harris, che compete in muscolatura con l'italianissimo Alan Steel (vero nome: Sergio Ciani), ma la vera sorpresa è trovare Serge Gainsbourg che interpreta il cattivo della situazione; il cantautore francese, non ancora celebre, frequentò brevemente Cinecittà nei primi Sessanta e aveva già preso parte l'anno precedente a un altro 'sandalone' (così venivano spregiativamente definitivi i film in costume antico da quattro soldi), La rivolta degli schiavi di Nunzio Malasomma. Sceneggiatura (inconsistente) di Giovanni Simonelli, del regista - che si firma come Frank Kramer - e di Oscar D'Amico. 2,5/10.
L'energumeno Sansone, fatto schiavo, riesce a liberarsi; a quel punto interviene per destituire il tiranno Warkalla dal trono che ha usurpato.
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