Regia di Sergio Citti vedi scheda film
Senz'altro la più nota e (forse) la miglior regia di Sergio Citti che osserva gli italiani di fine anni '70, all'interno di un casotto sulla spiaggia assegnato, com'era solito all'epoca, a più persone. La capacità del regista sta' non solo nel riuscire a collegare alternativamente ogni protagonista ma piuttosto nell'aver raccolto tutte le personalità dell'epoca che però sarebbero più che valide tutt'oggi. Tra chi cerca di preservare lo spirito dalle tentazioni a chi invece non vede l'ora di cedervi. Chi usa il proprio corpo per lucrosi scopi e chi l'ha già usato e cerca di rifilare a qualcun altro, con l'inganno, il frutto del peccato. C'è l'Italia di ieri che non è poi così diversa da quella di oggi, anzi. Oltre la sublime scenografia curata dal futuro premio Oscar Dante Ferretti, c'è tutta l'ostinazione del regista che, fedele al titolo in oggetto, rimane all'interno del casotto per tutta la durata del film; il mare di Ostia non si intravede nemmeno in lontananza, lo si nota solo tra i costumi e i capelli bagnati (comunque non spesso) dei protagonisti. Un unico palcoscenico su cui si alternano gli attori (metodo utilizzato poi brillantemente da Polanski, vedi Carnage), e che attori: il magistrale Ugo Tognazzi, la sua recitazione incanta; la giovane e mai troppo ingenua Jodie Foster, è lei che cerca di appioppare il pargolo che porta in grembo prima all'ingenuo Michele Placido, che però sembra avere altri gusti, e poi al furbo (ma non troppo) Gigi, anzi Luigi Proietti, che si lascia piacevolmente abbindolare. Poi Paolo Stoppa, Mariangela Melato, Ninetto Davoli, Catherine Deneuve e Carlo Croccolo, un pezzo di storia del cinema italiano e mondiale. Affascinante anche la cosiddetta “struttura ad anello” che permette ad un film di chiudere con la stessa scena (o quasi) che lo aveva aperto: la carrellata all'interno del casotto diciannove.
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