Regia di Sergio Citti vedi scheda film
A volte accadono miracoli che hanno poco di divino. Anzi, manifestano il trascendente con materia sporca, sporchissima: calzini bucati, piedi imbrattati, cinture di castità su individui già laidi, puttane per un giorno e per un tornaconto.
La storia di "Casotto" è il manifesto di come, attorno ad un'idea di sceneggiatura solida, possono riunirsi protagonisti di diversissima estrazione geografica, culturale, e tutti remare in un'unica direzione, compatti. Roba che gli Abbagnale avrebbero invidiato.
La formazione del "grande Torino" comprendeva, alla rinfusa e con sicure dimenticanze: Ugo Tognazzi, Gigi Proietti, Paolo Stoppa, Carlo Croccolo, le sorelle Melato, Ninetto Davoli, Jody Foster (!) in broncio adolescenziale, Catherine Deneuve (!!).
Una domenica al mare, una telecamera che non si schioda da una cabina-spogliatoio. Una folla di villeggianti per caso (Alpitour e Kilimangiaro erano di là da venire, e da adulterare) che manifesta e sfoga i propri istinti più bassi e per questo più umani.
Tognazzi gioca al gatto col topo e finirà in trappola, la famiglia Stoppa cerca di infinocchiare un imberbe Placido che, di suo, sfodera una ruvidissima innocenza paesana, Proietti e Citti tentano il rimorchio, ma sono troppo miserabili per raccattare due sottoproletarie (così che Proietti ripiega sul sogno della Deneuve, svegliandosi più povero di prima); Croccolo proprio non riesce a copulare, per colpa di un sole cannibale.
Quando Cerami scriveva un film, era una discreta gioia per gli occhi e per la mente. "Casotto" crea una non pronosticabile empatia con quei personaggi, brutti, sporchi e cattivi. Perchè tutti siamo stati al mare, una domenica d'agosto. Tutti siamo stati folla e, volente o nolente, probabilmente continuiamo ad esserlo.
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