Regia di Kathryn Bigelow vedi scheda film
È un curioso esordio: in primo luogo perché testimone di una regia già matura (e non “in fase di formazione” come ci si aspetterebbe da un’opera prima) e in secondo luogo perché si tratta di qualcosa di totalmente diverso da ciò che la regista avrebbe fatto negli anni a venire.
Con “Il buio si avvicina” (ma il titolo originale suona cento volte meglio) la figura del vampiro, filtrata dall’estetica contemporanea (siamo negli anni ’80) fa il suo ingresso ufficiale nella modernità.
Il succhiasangue non abita più in prestigiose case dagli interni simil-gotici (vedi “Ammazzavampiri”, uscito due anni prima), bensì in una roulotte che corre sulle strade notturne e deserte alla disperata ricerca di un riparo prima dello spuntare della luce del giorno.
Il vampiro è prima di tutto un diverso, un disadattato.
Un piccolo gioiellino, coinvolgente e particolarmente violento, forte delle tendenze proprie del cinema di quel decennio, che vogliono azione e spettacolo come componenti rilevanti.
Il lieto fine è insieme stucchevole e consolatorio, ma poco importa, poiché ormai il meglio è già stato fatto.
Cultissima tutta la sequenza nel bar. Superlativi Paxton ed Henriksen.
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