Regia di François Girard vedi scheda film
L'infanzia e l'inquietudine esistenziale, l'egotismo eccentrico e la solitudine, l'ossessione e la perfezione sonora e la passione per il Grande Nord, le telefonate estenuanti e il rigore, le sale d'incisione e le passeggiate tra i ghiacci, le medicine e le voci-storie origliate in un autogrill, la sensibilità, teorica per i media (soprattutto la radio) e il rifiuto di tenere concerti in pubblico: François Girard compone trentadue episodi o variazioni intorno alla vita di un genio della musica, Glenn Gould. La biografia di un'artista è, al cinema, banale o inafferrabile perché è impossibile filmare, in modo credibile, il processo creativo, fissarne le radici nevrotiche o intellettuali. Il regista, consapevole di questi rischi, ricorre ad alcuni frammenti sceneggiati (sono le sequenze più deboli), ascolta amici e testimoni, intervista colleghi musicisti, fa sfilare una serie di giornalisti che rivolgono al protagonista domande che restano senza risposta, mostra ai raggi X un pianista che suona. Non pretende di capire Gould. Vuole solo ammirarlo.
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