Regia di Sydney Pollack vedi scheda film
Dopo la terza candidatura agli oscar, di Natalie Wood si perdono le tracce nelle cronache del cinema e la si dà per dispersa tra i tossici di New York o tra qualche gruppo di alcolisti anonimi. Dopo aver visto questo film, direi che il crollo dell'attrice vada spostato più avanti, perché alcuni suoi film degli anni 60' sono tutt'altro che brutti o insignificanti come le cronache ufficiali riportano e Questa Ragazza è di Tutti di Sydney Pollack (1966) è uno dei film a cui prese parte e che fu un insuccesso di pubblico e totalmente ignorato dalla critica dell'epoca, alla fine l'attrice prese la decisione di una pausa di 3 anni da Hollywood.
Il regista Sydney Pollack venne suggerito da Robert Redford, mentre alla sceneggiatura troviamo Francis Ford Coppola, che adatta un soggetto tratto da un atto unico di Tennesse Williams, il quale al contrario degli attori e del regista, non fu per niente soddisfatto del risultato.
Il film in effetti soffre del fatto di essere un'opera di transizione; più che un film New Hollywood come qualcuno ha scritto, risulta essere un melodramma tardo -classico solo uscito con 5-6 anni di ritardo rispetto al suo periodo di riferimento. Se le opere di Tennesse Williams colpivano e scandalizzavano negli anni 50' e 60' per mettere in scena le tensioni emotive dietro un apparente puritanesimo, negli anni 60' mostrano il fianco e cominciano a risultare superate nello forma e nell'approccio, visto che il pubblico richiede l'esplicito, senza contare che l'opera base che funge da soggetto, non sembra essere di certo l'opera migliore dello scrittore, ben lontano dai fasti del decennio precedente.
Fortunatamente abbiamo alla regia Sydney Pollack che con la sua regia sfrutta appieno il cinema, così cominciamo con Willie (Mary Badham), una giovane ragazzina che aggirandosi tra le macerie fisiche e morali di una fatiscente Dodson, narra tramite un flashback la triste fine del paese e della sorella Alva (Natalie Wood); Pollack sfrutta i binari della ferrovia abbandonata, per andare a ritroso nel tempo, tecnica che ricorda il carrello sulla piscina in Duello a Berlino (1943).
Hazel Starr, gestice una piccola pensione che risulta essere l'unica fonte di sostentamento per la famiglia, sfrutta la figlia Alva per intrattenere i clienti e con l'intenzione di sistemare la figlia con un ricco uomo di mezza età, in modo da potersene andare via. Una sera arriva Owen (Robert Redford), impiegato delle ferrovie, che fitta una stanza ed è lì per porre in essere un massiccio piano di licenziamenti per via della Grande Depressione.
Gli ingredienti di Williams vi sono tutti; matrice teatrale, ambientazione nel profondo sud e conflitti familiari, il tutto unito alla concezione classica del melò e Sydney Pollack che deve mediare tra varie anime con difficoltà.
Il dialogo in camera nelle pensione di Hazel, tra Alva ed Owen sembra uscito dal dialogo tra Holly e Paul in camera da letto in Colazione da Tiffany (1961), con tanto di Alva che come Holly sogna un futuro migliore, solo messo in scena in modo un po' più esplicito e diretto, mentre la scoperta dei piaceri e dei dolori dell'amore richiama Lo Splendore nell'Erba (1961), con tanto di riferimenti alla bellezza edoculturata del cinema, che sembrano anticipare esplicitamente il film Non si Uccidono così anche i cavalli ? (1969).
Un peccato che il contesto socio-economico sia tenuto sullo sfondo, per concentrarsi su un piano più piccolo della famiglia Starr, quando invece il contesto di miseria e devastazione derivante dalla crisi economica (sottaciuto nell'atto unico di Tennesse Williams) era sicuramente più interessante da mettere in scena, finendo con il mostrare il fianco in un finale troppo enfatico e caricato. Pollack ci mette del suo alla regia, tra riflessi sulla superficie dell'acqua ed evasione derivata dalla fantasia nello squallore di Alva, in parte riesce a superare le insidie del film, anche se il personaggio di Redford è scritto male e l'attore è un po' troppo "bonaccione" nell'interpretare una figura che dovrebbe essere al servizio degli squali delle grandi imprese come la ferrovia; mentre Natalie Wood invece è perfettamente in parte e a suo agio in una parte voluta a tutta i costi per mettere in scena le sue doti drammatiche, eccedendo troppo solo nel finale. Invece risulta sprecato Charles Bronson, nella parte di amante di Hazel.
Sostanzialmente ignorato da critica e pubblico, frutto' una nomina ai Glden Globe per Natalie Wood, ma non un posto nella cinquina degli oscar tanto ambito; il fallimento ai botteghini fece ritirare l'attrice dalle scene di Hollywood in attesa di una ulteriore occasione di rilancio che non arrivò mai (o meglio ci fu, con la parte offerta di Bonnie in Gangster Story che rifiutò perché voleva stare vicino l'analista). Film sospeso tra varie anime e mostrando troppo poco di "tutto", non risulta essere la cosa migliore di Pollack, ma senz'altro è più riuscito del mattone melodrammatico La Mia Africa (1985). Comunque è sicuramente un must da vedere per i fan di Natalie Wood.
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