Regia di Michael Winner vedi scheda film
Architetto di discreto successo, Paul Kersey è un signore per bene, anche piuttosto moderato nelle opinioni: quando tre marrani che si comportano da mentecatti gli entrano in casa , uccidono sua moglie di botte e violano la figlia, l'uomo si trasforma, dopo un viaggio in Arizona, in un vigilante non autorizzato, che si aggira per le strade notturne di New York a far fuori più delinquenti possibile. Oggi che si prospetta un remake con Sylvester Stallone nel ruolo principale ( Sly, Sly, benedetto te, appena uno ti ritrova simpatico rifai Rambo e questa roba...). "Il giustiziere della notte" è un film che ritrova estimatori, complice anche una di nuovo montante filosofia neosquadrista. A livello formale, è una pellicola nemmeno indecorosa, al limite banale nella costruzione: il problema di Winner è che non elabora affatto il mutamento del protagonista da garantista a killer solitario, salvo, durante il viaggio in Arizona, fargli assumere posizioni e ragionamenti sul fatto che nel West vigeva la legge della pistola, "quando l'America era davvero l'America". Goffo nel racconto, trova in Bronson , che fornisce la sua maschera immota, l'interprete ideale di questo autoeletto sceriffo dei ghetti newyorkesi, e su poliziotti indulgenti che al massimo consigliano al pistolero di cambiare stato , per poter esercitare in pace il neo-hobby. Uno dei tre malviventi che scatenano la furia di Kersey è un giovane Jeff Goldblum.
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