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Il giustiziere della notte

Regia di Michael Winner vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il giustiziere della notte

di axe
8 stelle

L'ingegnere edile Paul Kersey sembra avere tutto ciò che un uomo possa sognare; un'occupazione che ne valorizza la professionalità, una bella ed ancora innamorata moglie, Joanna, una figlia affezionata, Carol; vive con la famiglia in un appartamento lussuoso di New York; il suo stato di grazia viene interrotto bruscamente da una violenta aggressione subita in casa dalle familiari, ad opera di tre balordi, mentre egli è assente. Joanna muore, Carol cade in uno stato catatonico, senza possibilità di guarigione. Le successive esperienze, di lavoro - nel quale il dolente Paul si getta a capofitto - e di vita, lo spingono a far giustizia da sè. Primo episodio di una lunga serie, questo duro film d'azione è diretto dal regista inglese Michael Winner, ed ha Charles Bronson, in uno dei suoi ruoli più celebri, quello del "Giustiziere". Come nasce tale personaggio ? Paul Kersey, uomo ricco ed istruito, è di orientamento progressista. Obiettore di coscienza durante gli anni del conflitto in Corea, nella quale ha prestato servizio come medico, ha la repulsione delle armi sin da quando ha perso il padre a causa di un incidente di caccia. Ha contezza del dilagare del crimine nelle metropoli - sin dalle prime sequenze, il regista evidenzia la caoticità ed il degrado che regnano a New York, in contrasto con le atmosfere tranquille e la compostezza di un luogo di villeggiatura - ma non ne sembra troppo preoccupato, vivendo ben protetto nel suo "guscio" di sicurezze, economiche e morali. Il guscio viene improvvisamente infranto dall'azione violenta di tre teppisti. Paul conosce nuovamente il dolore di una perdita; entra in una condizione di sofferenza quotidiana a causa del cattivo stato di salute della figlia. Rimane colpito dall'incapacità della polizia, per carenza di risorse, svogliatezza o eccessive "pastoie" garantiste, di assicurare i colpevoli alla giustizia e, più in generale, di arginare il diffondersi del crimine violento. Lentamente, pertanto, matura in lui la convinzione di poter agire in prima persona. Fondamentale è, in tal senso, il confronto con un cliente di Tucson, città dell'Arizona nella quale i "miti" del vecchio West sono ben radicati. Questo personaggio illustra come quasi tutti i cittadini, in quelle contrade, siano armati, e non abbiano scrupoli nel farsi giustizia da sè, con la conseguenza che per strada ed in casa si possa essere molto più sicuri. Dopo aver trascorso alcuni giorni in Arizona in compagnia dell'uomo, Paul torna in città, con un singolare regalo da parte del suo ospite, un revolver non denunciato. Lentamente Paul vince la sua avversione per le armi; esce di casa portando con sè la pistola e non mostra scrupoli nell'utilizzarla, inizialmente per proteggere sè stesso in ripetuti scontri con teppisti e criminali vari, poi per difendere altri nelle medesime difficoltà. La sua fama si diffonde rapidamente; mentre la polizia avvia delle farraginose indagini per scoprire l'identità del "Giustiziere", la popolazione lo acclama. In virtù di ciò, il caparbio ispettore Ochoa, scoperto infine chi impugna l'arma che fa strage di delinquenti, è diffidato dai suoi superiori dall'arrestarlo. Il solo sapere che c'è un "Giustiziere" in circolazione è un deterrente; inoltre, l'opinione pubblica non accetterebbe la condanna di quello che è divenuto, di fatto, un eroe. L'investigatore, pertanto, l'invita a lasciare la città. Paul Kersey, ferito nell'ennesimo conflitto a fuoco ed ormai "bruciato", abbandona New York e si trasferisce a Chicago. Ma anche lì violenti e criminali hanno buon gioco; Paul non ha intenzione di tollerarlo. Il tema della giustizia non è nuovo al regista Michael Winner; l'aveva trattato nel suo western di qualche anno prima "Io Sono La Legge" - del quale è visibile una locandina in un interno - tratteggiando il personaggio di uno sceriffo animato da una determinazione tale da renderlo un personaggio non positivo, nonostante agisca entro i limiti della legge. Il "Giustiziere" è una sorta di suo contrario; non agisce nel rispetto delle regole, spara alle spalle senza remore, ma rende giustizia punendo i colpevoli di atti di violenza. Ad una prima analisi, anche Paul può apparire come un personaggio negativo. E' una valutazione con la quale non concordo; egli non mostra piacere nell'uccidere, non è un sadico. Non agisce in preda all'istinto o ad un folle desiderio di vendetta. Dà l'impressione di aver preso l'incarico, con la consapevolezza delle conseguenze, di ristabilire un ordine là dove esso si è perso. Ed è nella cause di ciò che vanno cercati i "colpevoli". La critica del regista è orientata verso una società che descrive essere ondivaga ed opportunista. Ne sono figli i delinquenti che passano le notti in strada, tra rapine ed atti di teppismo; ne sono figli tutti coloro che preferiscono curare il loro "orticello" indifferenti a ciò che capita al suo esterno - ovviamente finchè non ne sono toccati - ed inclini ad un facile buonismo; ne è figlia un'autorità inquirente che entra letteralmente in "corto circuito" di fronte alla figura del "Giustiziere". Non può ne' tollerarne la presenza, ne' ammetterne l'individuazione. Ottima prova per Charles Bronson, la sua vicenda personale genera empatia con gli spettatori; brava anche Hope Lange (Joanna), nei pur pochi minuti di presenza sulle scene. Esordio per Jeff Goldblum nei panni di uno tra i teppisti. Il film è caratterizzato da ritmo sostenuto e toni altalenanti, più drammatici nella prima parte, meno nella seconda. Un ottimo film, da non liquidare, semplicisticamente, come una rassegna di violenza gratuita; esprime una dura critica verso un sistema sociale giudicato come malato, senza possibilità di "guarigione".

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