Regia di Stefano Rolla vedi scheda film
L'adolescente Renato, in compagnia soltanto del suo amato flauto, si presenta a una coppia benestante veneziana, gli Herrighe, spacciandosi per loro figlio. La donna non capisce, ma l'uomo ammette una precedente relazione adulterina dalla quale Renato potrebbe essere nato. Il ragazzo si inserisce in qualche modo nella routine quotidiana della coppia, finché un giorno alla porta degli Herrighe suonano altre coppie a cui in precedenza Renato aveva raccontato storie simili per farsi adottare.
Quando approda a questo film, che è il suo esordio come regista, Stefano Rolla ha alle spalle parecchi anni di apprendistato come aiuto (tra i tanti anche di Zampa, Vicario, Damiani, Montaldo in Sacco e Vanzetti, Argento in Profondo Rosso) e indubbiamente deve essersi fatto una buona erudizione dietro la macchina da presa; sorprende però che, per quella che è appunto un'opera prima, sia a sua disposizione una coppia di interpreti di primissimo piano come Max von Sydow e Virna Lisi. Rolla – che scrive anche la sceneggiatura insieme a Silvia Napolitano e Leros Pittoni – non lascia il segno come tali premesse vorrebbero e presumibilmente le colpe sono da ricercare in primis nella storia quantomeno un po' troppo assurda, tirata per i capelli; e anche le tinte melodrammatiche che la pellicola assume, sempre alla ricerca della lacrimuccia facile, non depongono a favore di una buona riuscita finale per il lavoro. Il giovane Ronnie Valente, anch'egli al debutto, è inoltre un protagonista decisamente barcollante e l'ambientazione in una Venezia cartolinesca completa il quadro. Un quadro che spiega a questo punto come mai Bugie bianche sia stato girato e presentato nel 1979, ma sia uscito ufficialmente soltanto due anni dopo, per essere infine riproposto sul mercato sia col titolo di Professione: figlio che con quello di Bugie veneziane. Un bel pasticcio. Rolla nel frattempo proseguirà girando il suo secondo lungometraggio, Carlotta (1981). 3/10.
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