Regia di John Cassavetes vedi scheda film
John Cassavetes fa esplodere la crisi familiare fuori dalle pareti domestiche, per farla apparire come uno degli infiniti turbini che determinano il burrascoso clima dell’universo umano. Lo squilibrio mentale di Mabel Longhetti rappresenta solo il picco delle consuete intemperie caratteriali che, nella quotidianità, rendono difficili i rapporti tra gli individui, che siano amici, colleghi o estranei. La convivenza è infatti un confronto tormentato in cui le abitudini e le aspettative di ognuno di noi entrano in attrito con l’altrui imprevedibilità, che esprime desideri, dolori e sentimenti nei modi e nei momenti in cui noi non siamo pronti ad ascoltarli. La “follia” della protagonista è solo la sofferta rivendicazione di un diritto all’autodeterminazione, ad una libertà di essere donna che includa anche la libertà di essere moglie, madre e amica secondo le sue personali inclinazioni, in maniera pubblica ed incondizionata. La sua “colpa” risiede nella scelta di manifestare apertamente le proprie idee ed emozioni, anziché nasconderle nel privato della casa coniugale; Mabel infatti, non mostra alcun timore a palesare istinti, interesse e fantasia, contravvenendo in ciò alla riservata compostezza che si addice a una signora. Lo stile tipico di Cassavetes la asseconda in questa onesta forma di indiscrezione, negando, al realismo documentaristico delle riprese, ogni connotazione estetica che sappia di sottinteso od eufemismo: i personaggi e le situazioni devono parlare il proprio linguaggio naturale, ed il regista può solo partecipare come cronista delle sensazioni, catturando, nel movimento della cinepresa, la convulsa tensione di coloro che stanno in mezzo al dramma e non sanno cosa fare.
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