Regia di Gillo Pontecorvo vedi scheda film
Ricostruzione attenta e per quanto possibile equilibrata della rivoluzione algerina per l’indipendenza dalla Francia. Pontecorvo crea un capolavoro filologico prima che cinematografico, aiutato da Montaldo in regia, Morricone alle musiche ed un nugolo di credibili non professionisti davanti alla macchina da presa.
Leone d’oro nel 1966, anche rivisto a 50 anni di distanza, “La battaglia di Algeri” rimane un film di una bellezza struggente. Gillo Pontecorvo porta sullo schermo i drammatici fatti che hanno sconvolto la capitale dell’Algeria tra il 1956 e il 1962, quando il popolo degli autoctoni si ribellò al colonialismo francese, che dominava Algeri da oltre 130 anni.
Il film è ancora un pugno nello stomaco. La sceneggiatura di Franco Solinas è assolutamente asciutta e dal ritmo densissimo. Peculiare anche la fotografia, propaggine necessaria di una filosofia creativa che ha visto Pontecorvo inscenare la storia nella maniera meno romanzata possibile. Usando una pellicola da 16mm, con sgranature nell’immagine create appositamente, così come il bianco e nero tendente al seppia, il film rende in maniera molto fedele la verità dei fatti, con un accettabile equilibrio nella narrazione, alternata più volte tra le due fazioni, piuttosto ben ponderato. Anche la scelta del cast, nel quale, se si eccettua la presenza di Jean Martin, sono tutti attori non protagonisti, va chiaramente in questa direzione, allo stesso modo della precisa datazione che praticamente introduce ogni sequenza, proprio per rendere una certa aderenza storica.
L’unico vezzo che Pontecorvo utilizza, tipico del film di fiction, è l’analessi: la scena madre in cui gli ultimi guerriglieri algerini sono tenuti in scacco dall’esercito francese del colonnello Mathieu apre il film e viene poi seguita da un lungo flashback che ne riassume la genesi, prima di giungere al finale della pellicola.
Il film si segnala soprattutto per le scene di massa, molto imponenti e particolarmente efficaci (aiutate dall’ampia libertà di cui godette la troupe, considerato l’ottimo rapporto, frutto di piani commerciali comuni, tra Italia ed Algeria all’epoca).
Da sottolineare il contributo di un Ennio Morricone inedito, ancora lontano dai successi in collaborazione con Sergio Leone, con un tema musicale lontano dalle nenie da spaghetti western, nonché la presenza accanto a Pontecorvo del grande Giancarlo Montaldo come capo della seconda unità di regia.
“La battaglia di Algeri” è in definitiva un capolavoro del cinema italiano, un pezzo di bravura di Gillo Pontecorvo, documento storiografico educativo e pedagogico, un pezzo di storia del (nostro) cinema da salvaguardare.
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